‘Gli ambientalisti anticaccia e gli animalisti hanno messo a segno una nuova vittoria contro la caccia ed i cacciatori. Lo hanno fatto formalmente per impedire la caccia al Cinghiale, ma indirettamente per salvare l’Orso marsicano; e certamente alcuni lo hanno fatto in buona fede. Il problema è che, per salvare il Cinghiale, di fatto hanno colpito l’Orso! La magistratura avrà fatto il proprio dovere di fronte ad istanze legittimamente presentate (anche se noi abbiamo dei dubbi, visto che le leggi si possono sia applicare sia… interpretare: la verità si saprà solo quando si andrà nel merito e, magari, anche dopo ricorsi ad istanze superiori). In pratica la caccia, specie al cinghiale, è stata ritardata o bloccata in tutti i SIC e ZPS e “nell’area del PATOM”, col divieto anche di caccia ad alcune specie di uccelli ritenute a rischio. C’è stata certamente una parte di buona fede. Il problema è che indirettamente si è colpito l’orso più di quanto non si creda. Ed eccone le ragioni.
Innanzi tutto, irritare con atti che paiono (e per alcuni lo sono proprio!) vessatori, le categorie quali i cacciatori e gli allevatori, è il modo migliore per fomentare atti di bracconaggio come rivalsa o difesa di diritti che si ritiene calpestati. E ciò andrebbe sempre tenuto presente quando si opera con iniziative di repressione che notoriamente la pubblica autorità non ha poi materialmente il potere di controllare (ed è il caso del Parco Nazionale d’Abruzzo e dei sui vasti territori circostanti – e ciò nonostante l’esubero di Guardiaparco! – dove la caccia oggi ha subito uno stop provvisorio con la scusa di difendere l’orso). I bracconieri esistono, è vero, ma tanti, anche, si… creano! Ed è questo ciò che andrebbe evitato, cercando una collaborazione col mondo venatorio anziché mirare solo a colpirlo; cosa che permetterebbe di combattere anche con il loro aiuto i pochi veri bracconieri. Agire in modo da far aumentare il loro numero non è certo buona norma per combatterli. Renzo Videsott, lo storico Direttore del Parco Gran Paradiso, fece scuola, quando assunse come guardiaparco proprio i bracconieri! Qualcuno dirà, ma Renzo Videsott era anche e soprattutto un cacciatore. E forse proprio ciò dovrebbe far riflettere sul fatto che si possa essere cacciatori e convinti ambientalisti. Fomentare la rabbia di tutta la categoria non serve né a migliorare eticamente la caccia né a salvare l’orso!
In realtà, se ci si ferma un attimo a riflettere, si comprende come con i provvedimenti di limitazione all’attività venatoria in realtà non si è voluto colpire il nemico dell’orso, che, per assurdo che possa sembrare, è il cinghiale, ma il nemico dell’ambientalismo anticaccia: ovvero il cacciatore! In pratica, per salvare l’orso (specie non cacciabile) hanno salvato il cinghiale (specie cacciabile); ovvero, hanno salvato un animale di specie ibrida la cui introduzione gli stessi animalisti anticaccia addebitano ai cacciatori e che, quindi, per logica e coerenza di pensiero dovrebbero avere tutto l’interesse a sterminare, essendo essi divenuti una vera peste per l’orso, visto che i branchi di quest’animale ne saccheggiano tutte le risorse alimentari. Come non chiederci, cosa resterà per l’orso di mele e tuberi ed altri vegetali di origine naturale ed antropiche, nelle due fasi più delicate della vita dell’orso: l’alimentazione autunnale preparativa ai lunghi mesi di letargo, e l’alimentazione primaverile subito dopo l’uscita dal letargo?
Noi siamo certi che se l’Orso marsicano potesse parlare, non loderebbe chi ha fatto sì che la caccia al cinghiale sia stata impedita o limitata, ma si chiederebbe il perché, se lo scopo era aiutare l’orso a sopravvivere.
La scusa della chiusura della caccia è stata il rischio di erronee uccisioni di orsi durante l’attività venatoria, un rischio che negli ultimi cinquant’anni NON SI E’ MAI VERIFICATO. Questo è l’assurdo! SI E’ SOLO FATTO CREDERE CHE SI SIA VERIFICATO, addebitando alla caccia legittima e corretta fatti (peraltro rari) di bracconaggio venatorio. Ma il bracconaggio non si elimina chiudendo la caccia, anzi, lo si alimenta! Come si alimenta il bracconaggio pastorale quando non si pagano sufficientemente i danni a pastori ed allevatori.
Si, se l’orso oggi potesse parlare si chiederebbe: perché? E protesterebbe per il danno che indirettamente sta subendo, perché vedrebbe l’uomo come corriere in aiuto di un suo nemico e competitore sul piano alimentare. Aiutare a sopravvivere una specie competitrice non è certo il modo migliore per salvare l’orso. Questo hanno fatto le autorità, gli ambientalisti anticaccia e la magistratura. Alcuni in buona fede, altri desiderosi solo di colpire il cacciatore con la scusa di salvare l’orso.
Ecco che ancora una volta a fronte dei tanti problemi che ruotano attorno alla protezione dell’Orso marsicano ed alla difesa del suo habitat si è ritenuto di trovare un solo capro espiatorio: il cacciatore! Per assurdo, il meno colpevole ma quello più facilmente abbattibile agli occhi dell’opinione pubblica continuamente disinformata su ciò che veramente andrebbe fatto per salvare l’orso, ma che risulta o troppo impopolari o lesivo di troppi interessi economici e politici.
Oggi difendere i diritti dei cacciatori, checché se ne dica e si pensi, non significa quindi solo difendere l’Orso marsicano, ma anche i diritti democratici sanciti dalla nostra Costituzione. Ci auguriamo che ci sia almeno un giudice a Berlino!’.
Comunicato Stampa Associazione Italiana Wilderness