Questa mattina, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo, unitamente a quelli del NOR-Aliquota Operativa della Compagnia di Frosinone e della Stazione di Vallecorsa, hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Frosinone, Dott. Antonello Bracaglia Morante, su richiesta della locale Procura, P.M. Dott. Vittorio Misiti, nei confronti di C.M., originario di Vallecorsa (FR), classe 1966, per “omicidio premeditato ed occultamento di cadavere”.
Il provvedimento scaturisce da una complessa ed articolata attività d’indagine avviata a seguito della denuncia di scomparsa di CAPIRCHIO Armando, classe 59, originario di Vallecorsa, presentata il 25 ottobre u.s. presso la locale Stazione Carabinieri dai propri congiunti che non ne avevano notizie dalla mattinata del precedente 23 ottobre, quando l’uomo era uscito di casa per recarsi in località Pietralunga ove aveva del bestiame allo stato brado. Le immediate attività di ricerca, avviate nell’ambito di specifico piano provinciale e condotte dai Carabinieri, dai Vigili del Fuoco nonché da volontari locali, si orientavano sin da subito nella zona montuosa ove l’uomo era solito parcheggiare la sua autovettura prima di recarsi nell’area di pascolo del suo bestiame. Le ricerche, nei giorni successivi, venivano estese in tutta l’area montana solitamente frequentata dall’allevatore e consentivano di rinvenire nella stessa località, lungo un sentiero e su alcuni sassi, tracce ematiche che aprivano un nuovo scenario sulle probabili sorti del Capirchio facendo così decadere l’iniziale ipotesi del “malore”, accreditando invece la tesi di un’azione violenta subita dallo stesso, che ha avuto come epilogo la sua morte.
Proprio da tali luoghi, i militari operanti avviavano contestualmente sia i rituali rilievi tecnici e di repertamento che:
– attività di ricerche condotte anche con l’ausilio dei c.d. cani molecolari nonché l’impiego di personale dello Squadrone “Cacciatori Calabria” dell’Arma, specializzati proprio per perlustrazioni in zone particolarmente impervie;
– assunzione di informazioni con sottoposizione a sommarie informazioni testimoniali di tutte le persone conoscenti o occasionalmente entrate in contatto con la presunta vittima.
Nonostante l’immediata attivazione di tali iniziative, le indagini a causa del luogo dell’evento (ambiente montano isolato e impervio), si rivelavano particolarmente difficoltose e complesse. Le attività, venivano quindi orientate verso una potenziale aggressione subita dal Capirchio, che rendevano necessario oltre alle attività tradizionali e tecnico-scientifiche, la ricerca porta a porta di ogni utile elemento informativo.
Proprio in quest’ambito, i militari operanti riuscivano ad acquisire alcune testimonianze le quali, benché non direttamente riferibili alla ipotizzata aggressione, permettevano di ricostruire le frequentazioni della vittima e far registrare la presenza sul posto di altre persone e autovetture, la cui individuazione, contribuiva fortemente a fissare l’arco temporale dell’aggressione.
Veniva pertanto sottoposta ad approfondimenti investigativi, la figura dell’odierno arrestato, atteso che veniva accertata l’esistenza di una situazione conflittuale con lo scomparso, legata a motivi di pascolo e che nel recente passato, era sfociata in uno scontro fisico tra i due (in cui aveva riportato lesioni al capo). Emergeva altresì che l’arrestato serbasse forte rancore nei confronti della vittima ritenendolo responsabile della morte di tre suoi bovini.
Più volte escusso in qualità di persona informata sui fatti, il C.M. negava ogni contatto con la presunta vittima, nonostante una serie di informazioni, nel frattempo acquisite, che confermavano in maniera certa la sua presenza nel luogo della scomparsa proprio nell’arco temporale ipotizzato per il compimento del tragico evento. Veniva altresì accertato che lo stesso si era recato sui monti armato di fucile da caccia e, successivamente, tornato presso la propria abitazione usciva nuovamente con un sacco e probabilmente dei guanti.
A supporto della tesi investigativa, intervenivano gli esiti degli accertamenti biologici eseguiti dal R.I.S. di Roma che mediante specifiche analisi genetiche e biologiche, eseguite sulle numerose tracce di sangue rinvenute (lungo il predetto sentiero montano, sulle pietre e su un paio di guanti trovati nella stessa area durante i numerosi sopralluoghi) le attribuivano allo scomparso CAPIRCHIO Armando. Ad ulteriore sostegno dell’ipotesi investigativa intervengono anche le analisi eseguite sulle tracce di sangue rinvenute all’interno del portabagagli dell’autovettura in uso al C.M., che anche in questo caso riconducono al CAPIRCHIO.
Dunque, tutti gli elementi investigativi raccolti convergono in un’unica direzione che portano a ritenere che Armando Capirchio sia rimasto vittima di un’azione omicidiaria, ragionevolmente compiuta a colpi di arma da fuoco e che il suo corpo sia stato occultato in ignota località.
A seguito di quanto sopra, l’Autorità Giudiziaria, concordando pienamente con il quadro investigativo risultante, emetteva l’odierna Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere.
L’arrestato, al termine delle previste formalità di rito, è stato ristretto presso la Casa Circondariale di Frosinone a disposizione dell’A.G..
Proseguono tuttora le ricerche per il rinvenimento del cadavere del Capirchio.