“L’ uomo, si dice. E noi pensiamo a chi cade, a chi è perduto, a chi piange e ha fame, a chi ha freddo, a chi è malato, a chi è perseguitato, a chi viene ucciso. Pensiamo all’offesa che gli è fatta e alla dignità di lui. Anche a tutto quello che in lui è offeso, e ch’era, in lui per renderlo felice.
Questo è l’ uomo.
Ma l’ offesa che cos’ è? È fatta all’ uomo e al mondo. Da chi è fatta? E il sangue che è sparso? La persecuzione? L’ oppressione?
Chi è caduto anche si alza. Offeso, oppresso, anche prende su le catene dai suoi piedi e si arma di esse: è perché vuol liberarsi, non per vendicarsi. Questo anche è l’ uomo.
… Qualunque cosa lo è anche.
Ma l’ offesa in se stessa? È fatta dall’ uomo? È fuori dall’ uomo?”
Queste parole provengono dal romanzo, edito nel 1945, di Elio Vittorini sulla Resistenza “Uomini e no”. Parole di valore universale e fuori dal tempo, alle quali oggi, dopo gli avvenimenti accaduti nelle notte tra venerdì e sabato nella città di Alatri, costati la vita al ventenne Emanuele Morganti, potremmo aggiungere:
-Il branco, si dice. E si pensa a chi colpisce ed agisce al pari delle bestie, guidato dall’ istinto, dall’ ignoranza, in maniera più o meno cosciente, o alla cieca o per un fine, ma comunque agisce e purtroppo colpisce.
Il branco, si dice. Quasi fosse un entità astratta al di fuori dell’ uomo.
Ma il branco è nell’ uomo, ha carne ed ossa e la sua offesa al mondo ha anch’essa carne ed ossa. Ad Alatri il branco ha colpito su un ragazzo, togliendogli la vita, quale offesa può essere più forte di questa?
Eppure quel branco di carne e ossa rappresenta ancora oggi quella categoria di “non uomini” a cui si riferiva più di settant’ anni fa Vittorini, quegli uomini disumani che colpiscono “ dove l’ uomo è più debole, dove ha la sua giovinezza, dove ha la sua costola staccata e il cuore scoperto, dov’ è più uomo”.
Speriamo in una giustizia di uomini per Emanuele.
L. P.
(Foto dal web)