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ARPINO – UNA FORTE TESTIMONIANZA DI IMPEGNO CIVICO

Il libro di Bernardo Maria Giovannone dal titolo “La mia straordinaria avventura di Dirigente scolastico” con sottotitolo “Come ho salvato il Convitto Nazionale Tulliano: il Convitto diffuso” presentato per la prima volta ad Arpino il 7 dicembre scorso, continua il suo percorso di divulgazione e diffusione. Infatti si stanno programmando altre presentazioni in presenza appena la situazione pandemica diventerà più tranquilla. Nel frattempo è intensa la promozione sui social e i mezzi di informazione a tal punto che sono giunti riscontri positivi anche da fuori provincia e regione e addirittura da oltre oceano. Sono state inoltre realizzate varie recensioni del testo, a cura di Raffaele Cantone, Marco Chiappini, Daniele Del Monaco, Maddalena Cioci, Fiorella Marcantoni, Giuseppe Patrizi, Lucio Marziale, Mario Luciani, Gilda Pavoni, Concetta Senese.

Il volume è diviso in tre parti. La prima con la prefazione di Raffaele Cantone, magistrato e già presidente ANAC (Autorità Nazionale AntiCorruzione), racconta della esperienza di Giovannone come preside incaricato a Sora e Castrocielo e poi come dirigente scolastico di ruolo nell’istituto comprensivo “Cicerone” di Arpino, Fontana Liri, Santopadre, iniziata nel circolo didattico poi trasformato in istituto comprensivo a cui poi fu annesso il Convitto Nazionale “Tulliano”, già morto e sepolto, e che invece fu riaperto e valorizzato con l’invenzione del “Convitto diffuso”. La seconda parte riguarda le quattro scuole dove il preside dal 2013 al 2018/19 è stato reggente mentre continuava ad essere titolare ad Arpino. La terza riporta i contributi di una trentina di donne e uomini che hanno collaborato con il dirigente Giovannone (il sindaco di Arpino, il parroco capo della casa famiglia presente in loco, docenti, una collega dirigente scolastica, d.s.g.a, Ata). Al centro del libro sono state inserite una ventina di foto degli eventi più significativi degli anni di dirigenza.

Bisogna subito evidenziare che i proventi dell’autore, tolte le spese, saranno devoluti ad un ambizioso progetto di realizzazione di un centro cani guida per non vedenti o in alternativa ad un progetto di ampliamento dell’offerta formativa tra le scuole del comprensorio.

Il volume racconta una straordinaria esperienza di scuole che hanno sempre guardato lontano e dove l’orgoglio di appartenenza, il clima sereno e il lavoro di squadra hanno consentito di realizzare progetti che possono essere un esempio per istituti scolastici vicini e lontani. Il libro non vuole essere un’autocelebrazione della scuola o di chi l’ha diretta, ma una testimonianza di impegno civico che serve a dimostrare quanto nel nostro paese ci sono tante eccellenze, tanti “fiori” che crescono e prosperano grazie al lavoro di chi non si muove da solista ma è in grado di fare e creare squadra. Dal testo emerge chiaramente che Arpino, il suo istituto comprensivo ed il Convitto possono certamente ergersi ad una sorta di modello per la capacità di fare tutt’uno con la società civile e con i cittadini di un piccolo centro che non si è cullato nell’idea di aver dato i Natali a Cicerone.

Il libro è un regalo che il preside ha inteso fare a tutta la comunità educante e sociale, non solo locale: è la prova tangibile, infatti, di come impegno, passione e capacità possono produrre risultati significativi nella vita quotidiana e perciò forse da considerarsi eccezionali, di cui è giusto avere testimonianza per poterne andare fieri. Esso dunque non è una semplice e fredda cronistoria di fatti e vicende ma è esso stesso una storia autonoma che trasuda in ogni pagina passione e amore. Passione e amore che il testo evidenzia in tutti i passaggi sottolineando che la scuola per renderla all’altezza bisogna farla uscire dagli schemi ammuffiti e vecchi di piccoli burocrati e assumersi delle responsabilità come quella della riapertura del Convitto Nazionale che il preside Giovannone ha dovuto e soprattutto voluto resuscitare, rilanciare, nonostante la chiusura per ristrutturazione con l’invenzione del Convitto Diffuso. Trasmettere, raccontare la propria storia soprattutto professionale, è davvero una bella sfida che l’autore ha ampiamente superato, perché ha saputo fondere insieme emozioni, amore, conoscenza e grande competenza, attraverso una scrittura scorrevole ed incisiva capace di avvincere e convincerci.

Un volume prezioso, una cronaca dettagliata e appassionata, di una importante esperienza professionale e di vita. Il salvataggio di un’istituzione prestigiosa quale il Convitto Nazionale “Tulliano”, fondato da Gioacchino Murat nel 1814, è stato qualcosa di straordinario, possibile solo con la capacità, l’impegno, la fantasia e la determinazione di un Dirigente Scolastico assolutamente speciale. Un libro dunque che ci racconta un’avventura davvero straordinaria e che ci consegna l’impegno ad accrescere gli sforzi per il rilancio del nostro territorio.