Francesco Antonio Frabotta compie un secolo di vita. Circondato dall’affetto di familiari ed amici ieri ha festeggiato i suoi primi cento anni di vita. Da buon Cristiano e francescano Francesco Antonio, da tutti conosciuti come “Ciccantonio”, prima dei festeggiamenti, ha voluto partecipare alla Santa Messa nel convento di San Pietro a Pofi. Poi ha salutato parenti, amici ed amministratori comunali presso il ristorante Antico Ruscello a Torrice.
Per l’occasione l’ultimo reduce di guerra di Pofi, prima al fronte in Albania e poi come prigioniero in Austria, ha ricevuto una targa commemorativa da parte del Comune con il sindaco Angelo Mattoccia che ha voluto consegnarla personalmente all’illustre cittadino. Altrettanto ha fatto la Uil, il sindacato a cui Ciccantonio è iscritto da tantissimi anni e di cui risulta essere il più anziano in assoluto, con il segretario della Uil Pensionati Emilio Lucidi e la segretaria generale provinciale della Uil Anita Tarquini che hanno consegnato una targa commemorativa, il cappellino, il foulard e la bandiera del sindacato. L’arzillo centenario incontrando tutti gli invitati si è soffermato sia sul presente che sul passato. Epici i racconti della sua gioventù, di quel mondo contadino semplice ed affascinante al tempo stesso, indimenticabili e particolarmente toccanti i tanti episodi della seconda guerra mondiale combattuta sulle montagne d’Albania.
Altrettanto toccanti i tanti momenti di vita familiare, lavorativa, sociale e religiosa che Francesco Antonio ha voluto raccontare. E da ultimo si è a lungo soffermato sui nostri giorni, su questo nostro tempo in cui, a suo dire, e come dargli torto, troppi valori ed ideali sono ormai andati perduti. Ciccantonio, ormai vedovo da anni, trascorre la sua beata vecchiaia circondato dall’affetto delle due figlie, dei nipoti, dei tanti parenti, dei vicini di casa e dei tanti amici, in quell’angolo ridente di campagna ciociara in cui ha trascorso la maggior parte del suo tempo. E tra i suoi passatempo preferiti l’immancabile lettura del giornale, il telegiornale serale, il controllo quotidiano delle sue galline e delle uova che producono, una passeggiata nei campi e la realizzazione di splendidi cesti artigianali realizzati dalle sue sapienti mani con i vimini locali. Così come immancabili le preghiere serali e la sua partecipazione costante da sempre alla Messa domenicale e a quella delle solenni festività cristiane. Un uomo mite, serio, onesto e rispettoso vissuto sempre nel pieno rispetto dei principi cristiani e nel culto della famiglia a cui ha dedicato tutta la sua vita. “Vi aspetto tra cent’anni” è stato il suo saluto finale a tutti coloro che hanno partecipato alla sua indimenticabile festa.