“Personale insufficiente: lavorare non schiavizzare!” Così in una nota Rosa Roccatani, segretario provinciale UGL Salute. “Nell‘anno 2011 l’organico si attestava in 4.326 unità, al 2017 3.519, ed oggi forse per pudore nell’ultimo atto aziendale il numero di personale non è neppure citato! La conseguenza è che i professionisti della sanità oggi malpagati/ignorati (lo conferma il mancato rinnovo contrattuale dei dirigenti medici lo testimonia l’ultimo rinnovo contrattuale del personale di comparto), affrontano carichi di lavoro incommensurabili – espletano turni di lavoro inaccettabili, quando addirittura in taluni casi in alcuni reparti nelle ore notturne la presenza del personale si limita a una sola unità infermieristica, priva finanche della figura di supporto quale Operatore socio sanitario.
Responsabilità a iosa dunque, per il personale medico costretto a turni massacranti, tensione psicofisica oltremisura, stipendi che non pagano le incombenze quotidianamente affrontate, idem per il personale infermieristico, quest’ultimo infatti, oltre a percepire un misero stipendio (circa 1.400 euro netti mensile), è costretto a carichi di lavoro smisurati e come già scritto, in taluni casi e in alcuni reparti nell’orario notturno è da solo a turno e in caso di emergenza deve affrontare il prevedibile imprevisto che si presenta, con il rischio di dover rispondere ad eventuali eventi avversi che potrebbero verificarsi a danno del malato.
Da non sottovalutare poi – prosegue Roccatani – cosa affronta il personale OSS (operatore Socio Sanitario) che in difformità dei decreti regionali il quale individua la presenza di questa figura in turni h24 in tutti i reparti di degenza, di fatto, fatta eccezione di limitati reparti, quest’ultimi sono assenti nella stragrande maggioranza di essi.
Infatti, la presenza dell’OSS si limita alle sole ore diurne 8/14 – 14/20 effettuando turni di 6 ore su sei giorni settimanali; impegnati a soddisfare contemporaneamente l’esigenze di più reparti, quindi carico di lavoro oseremmo dire inumano percependo un misero salario poco più di 1.000 euro netti al mese affrontando costi di viaggio inverosimili, dulcis in fundo, è escluso dall’indennità di presenza prevista nei turni H24 e dai ticket buoni pasto il cui diritto per la ASL di Frosinone è accessibile solo oltre le 7 ore di lavoro. E sebbene i decreti regionali nei requisiti minimi organizzativi prevedono un fabbisogno commisurato al numero di posti letto e indice occupazionale, per volere del medesimo governo Regionale non si procede all’assunzione, ma si procede all’incremento smisurato e con costi esorbitanti alle esternalizzazione dei servizi e ricorso alle consulenze esterne con più costi meno efficacia.
Ed allora – conclude il segretario UGL Salute – una domanda sorge spontanea: perché non dare seguito a reinternalizzare i servizi come più volte promesso e procedere alle assunzioni di personale? Perché spendere somme esorbitanti con servizi meno efficaci? Perché fare ricorso a consulenze esterne – acquisto di prestazione il cui costo supera di gran lunga la mensilità di un lavoratore dipendente di pari qualifica? Sa la Regione Lazio che il sistema dell’esternalizzazione oltre a non garantire un adeguato servizio sanitario ha generato un esercito di lavoratori poveri, atteso che la retribuzione di quest’ultimi si limita a poche centinaio di euro mensili e difficilmente raggiunge i 1.000 euro?”
Foto d’archivio