Per oltre un anno il Commissariato di Cassino e la Sezione di Polizia Giudiziaria – aliquota Polizia di Stato – coordinati dalla Procura della Repubblica di Cassino, si sono occupati del fenomeno del “CityToys”, un’attività commerciale di Cassino, abbinata anche a siti online, che poneva in vendita smartphone e consolle per videogiochi, a prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato.
L’attività, rivelatasi truffaldina all’esito delle indagini, era gestita direttamente da un commerciante del luogo con il concorso di altri quattro soggetti a cui sono stati contestati ben 267 capi d’imputazione per aver “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con artifizi raggiri consistiti nel pubblicizzare su siti internet e nell’offrire in vendita online e presso il negozio denominato CityToys di Cassino, prodotti di elettronica ad un prezzo ampiamente più basso rispetto a quello di mercato, attirando così la clientela, tratta in inganno e simulando, grazie alla pubblicità di cui sopra, la effettiva disponibilità dei prodotti offerti in vendita…nonché trattando con gli acquirenti fino a concludere i relativi contratti, simulando la volontà di adempiere alle obbligazioni, inducendo in errore gli acquirenti circa il buon esito dell’affare e la regolare consegna della merce, così procurandosi ingiusti profitti (conseguiti principalmente attraverso ricariche di carte prepagate tipo Poste Pay).
La Polizia di Cassino, nello specifico il Commissariato di P.S. e l’aliquota Polstato della sezione di P.G. della Procura della Repubblica, hanno svolto un’organica indagine che ha permesso all’Ufficio Giudiziario di avere una visione globale del fenomeno criminoso che ha assunto una notevole rilevanza, come testimoniato dal risalto avuto anche dai mass media nazionali.
Grazie al certosino lavoro di ricostruzione effettuato dalla Polizia di Stato, è stato possibile accertare che ciò che inizialmente poteva apparire come una semplice inadempienza contrattuale, era invece un vero e proprio sistema messo in piedi dall’imprenditore per truffare una moltitudine di persone, attratte dai prezzi particolarmente allettanti di articoli high tech di grido, non riscontrabili sul mercato.
Il sistema in questione prevedeva la consegna, a campione, di un numero molto limitato di articoli a prezzi effettivamente irrisori, in modo da creare, specie sulla rete, un forte richiamo pubblicitario, per poi disattendere la maggior parte degli ordinativi, che giungevano copiosi al negozio, specie attraverso il canale online e che avvenivano con pagamento anticipato.
In questa opera di ricostruzione, importante è stato l’apporto del social network per eccellenza, Facebook, dove sono stati costituiti dei gruppi ad hoc che si sono occupati dell’argomento e che hanno fornito preziose informazioni agli investigatori.
Ora l’imprenditore, unitamente agli altri quattro concorrenti, a cui sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini, dovranno rispondere del reato di truffa continuata in concorso.