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SPACCIATORI NEL CASEGGIATO ATER – UNA GRATA AL PORTONE PER RITARDARE L’ARRIVO DELLE FORZE DELL’ORDINE

Nel pomeriggio di ieri, gli investigatori della Squadra Mobile e gli uomini delle Volanti hanno fatto irruzione in una nota centrale di spaccio, arrestando due albanesi poco più che trentenni, mentre stavano confezionando decine di dosi di cocaina, per la cessione al dettaglio.

Nei giorni scorsi i poliziotti delle volanti, durante i normali servizi di controllo del territorio, avevano raccolto numerose segnalazioni circa una fiorente attività di cessione al dettaglio di droga, che si stava consumando in un noto caseggiato ATER di via Bellini, all’interno del quale, già nel marzo scorso, era stata smantellata una base di spaccio molto frequentata dagli assuntori della zona.

In occasione di quella prima perquisizione, gli investigatori della Squadra Mobile si trovarono davanti 4 stranieri, 3 albanesi ed 1 rumeno, che in tutta tranquillità avevano già preparato oltre un centinaio di dosi di cocaina e ne stavano ricavando altre, da 100 gr di cocaina, ancora da tagliare e confezionare.

Gli odierni arrestati sono due dei tre albanesi, già protagonisti del precedente episodio.

I malviventi, facendo tesoro della pregressa esperienza, hanno tentato di rendere la vita più difficile ai poliziotti perché, dopo aver occupato abusivamente un appartamento attiguo al precedente, lasciato libero dopo la morte del legittimo assegnatario, avevano applicato al portone una grata rinforzata, a prova di sfondamento, per avere il tempo di disfarsi della droga in caso di irruzione delle forze dell’ordine.

Lo stratagemma in parte ha funzionato perché, mentre gli agenti forzavano la grata e sfondavano il portone d’ingresso, i due spacciatori hanno avuto il tempo di disfarsi delle dosi di cocaina già pronte, scaricandole nel water, e del bilancino di precisione gettandolo dalla finestra.

I due albanesi però non hanno fatto i conti con la scaltrezza dei poliziotti, che si erano posti in osservazione nella parte retrostante del palazzo ed hanno visto uno dei due mentre lanciava il bilancino.

Inoltre, prevedendo la reazione degli spacciatori, gli investigatori hanno aperto i tombini di raccolta delle acque nere del palazzo e, azionando più volte lo scarico del bagno dell’appartamento incriminato, hanno visto affiorare, a più riprese, numerosi dosi di cocaina, 79 in tutto, dimostrando così la loro “provenienza”.

Sul tavolo dell’appartamento perquisito è stato rinvenuto altro materiale idoneo al confezionamento delle singole dosi, tra cui il bicarbonato per il taglio della droga, il pentolino ed il fornello per cuocere la cocaina, le buste di plastica già tagliate in piccoli cerchi per confezionare la “polvere bianca”, rotoli di carta tipo scottex nonché il nastro adesivo per sigillare le confezioni.

Nelle loro tasche avevano oltre mille euro, sequestrati perché ritenuti provento dell’attività di spaccio.

Gli elementi a carico degli arrestati non sono però finiti lì perché, grazie al cane dell’unità cinofila antidroga, intervenuta da Napoli, sul davanzale del pianerottolo antistante l’appartamento, nascosti in un vaso di fiori, sono stati trovati 4 involucri, confezionati con la carta tipo scottex e chiusi con lo stesso nastro adesivo rosso trovato sul tavolo degli arrestati. Ogni involucro conteneva 10 dosi di cocaina già pronte per la cessione.

Il p.m. di turno della Procura di Frosinone, dott.ssa Maria Pia Ticino, ha disposto che gli arrestati venissero associati al carcere del Capoluogo, in attesa di vagliare le ulteriori richieste, alla luce degli atti dell’arresto.