Una buona notizia: Augusto Vinciguerra lascia la politica. E fa bene. La politica non gli è congeniale. Lui e la politica stanno litigati. Perché se non fosse così avrebbe già chiarito, senza ambiguità, da che parte stare. Ed invece a confusione si aggiunge confusione. Non bastava la telenovela delle scorse settimane, i passi avanti e quelli indietro, la candidatura dell’amica fraterna Maria Paola Gemmiti, chissà perché sovente messa in discussione. Non bastavano i dietrofront, le mezze promesse e le generiche rassicurazioni.
Il consigliere comunale uscente e non rientrante non ha ancora compreso (o fa finta di non comprendere) che la parte buona ha aderito al progetto del candidato sindaco Luca Di Stefano avviato con un gruppo di altri giovani e diversi professionisti molto prima e che a braccia aperte hanno accolto qualità personali vicine alla Gemmiti, che sono in Sora Democratica. Quella parte che fa capo alla stessa amica fidata Maria Paola Gemmiti (e naturalmente ad altri/e) della quale lo stesso Vinciguerra decanta spesso le virtù, la coerenza, la correttezza, le capacità gestionali. Ma alle parole dovrebbero seguire i fatti, cioè altrettanta coerenza e correttezza. Se nel partito in cui milita o militava si è aperta la divisione, parte delle responsabilità sono anche sue. E magari questo lo ha compreso. I conti tornano cioè. L’ambiguità è utile a non decidere. Eppure uno che si fa da parte non dovrebbe avere nulla da temere e può schierarsi apertamente, senza se e senza ma.
Si badi bene: non si discute l’uomo, il medico e l’operatore sociale. Ruoli in cui eccelle. Ma la politica è un’altra cosa e Vinciguerra ha fatto benissimo a mollarla. (nella foto Maria Paola Gemmiti e Augusto Vinciguerra)