Il Messaggio del vescovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo Gerardo Antonazzo per la festa del Natale 2023
«Il mio augurio per Natale quest’anno passa attraverso una provocazione: il Presepe ha bisogno urgente di restauro. Facciamolo insieme, diamoci una mano. Sì, perché spesso è solo rappresentazione artistica, senza riferimento ad alcuna dimensione religiosa. Sembra non parlare di Dio, ma solo di arte, manualità, bravura tecnica, “opera delle mani dell’uomo” (Sal 115,4). Si plaude all’artista, ma non più al Dio che viene. Il Presepe è spesso elemento artistico offerto al circuito del turismo religioso, roba da “visitatori” incuriositi, ma poco devoti. Non di rado è sottoposto a logiche mondane di commercio e di pubblicità consumistica. Siamo interessati ai Presepi quanto la visita ad una galleria di opere d’arte. Restaurare il Presepe è restituirgli il suo valore religioso, il suo rimando al sacro, per riscoprire il Dio che viene a restaurare la nostra umanità degradata.
Immaginiamo il Presepe senza la statuetta del Bambino Gesù. La culla lasciamola vuota. Me lo ispira la ricorrenza degli 800 anni da quando il primo Presepe fu allestito da san Francesco a Greccio. Il Poverello d’Assisi quella notte, dopo aver fatto allestire l’ambiente povero per accogliere la venuta del Dio povero, non depose nella greppia la statuetta del Bambinello. San Francesco desiderava soltanto vedere con i suoi occhi le condizioni di umiltà nelle quali l’Onnipotente veniva tra noi. Il Bambino lo cercò altrove. Infatti, desiderò ardentemente che accanto al Presepe fosse celebrata la Messa. Ottenne il permesso straordinario dal Papa. S. Francesco, che non era prete ma soltanto diacono, proclamò il vangelo e tenne l’omelia sull’umiltà di Dio, suscitando nel cuore dei presenti commozione e gioia grande. Tutti compresero che il Figlio di Dio in quella notte si rese presente realmente nel sacramento del pane e del vino durante la celebrazione eucaristica. Presenza umile e silenziosa, discreta e rivoluzionaria. Tutti compresero che Gesù nacque veramente sull’altare, accanto al Presepe.
Perché, dunque, un presepe senza Bambino? Non una culla vuota. Accanto ad essa si può affiancare una scritta: “Se cerchi il Bambino, lo trovi a Messa”. Dio lo trovi nell’Eucarestia, segno umile e povero, sacramento della venuta di Dio, nella semplicità del pane e del vino. Se cerchi Dio umile, lo trovi umiliato e disprezzato nelle situazioni umane più disperate, segnate da miseria, povertà, malattia, abbandono, solitudine, fame, guerra, atrocità di ogni genere, omicidi, femminicidi, oppressioni e degrado della dignità umana.
Il Presepe diventa “vissuto” quando riconosciamo la presenza di Dio nella storia ferita. In assenza della statuetta del piccolo Redentore, il Presepe ci riconsegna la certezza della presenza di Dio in un mondo lacerato “a pezzi”, nella nostra umanità disgregata dalla perniciosa e perversa inimicizia sociale. Viene ad offrire il balsamo della sua amicizia, per disarmare il cuore dall’odio, dal rancore, dal potere che aggredisce e uccide, dal terrorismo che disumanizza. Dio viene a smilitarizzare il cuore per creare le condizioni di un nuovo umanesimo, purificato e guarito dal malessere della disumanità.
Alla domanda di sempre: “Dio, dove sei?”, il Natale è la risposta. Alla domanda: “Uomo, deve sei?”, ancora non troviamo risposta da quando chiese: “Adamo dove sei?”; “Dov’è tuo fratello?”. Non possiamo accostarci al Presepe per fare solo finta di commuoverci dinanzi ad una semplice statuetta. Non si può allestire il Presepe e oscurare la presenza di Dio offendendo la dignità inviolabile della persona umana.
Abbiamo inventato l’intelligenza artificiale, a rischio di perdere la nostra intelligenza umana. Alla perdita della fede sembra corrispondere anche lo smarrimento della ragione. La statuetta del Bambino potrà tornare ancora una volta nel Presepe, ma solo dopo averlo incontrato sull’altare e nella storia. È di questo che abbiamo urgente bisogno, prima che sia davvero troppo tardi. Buon Natale!»