Si è chiuso in modo del tutto particolare l’anno scolastico per gli studenti del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci. Mercoledì 8 giugno, i giovani che hanno aderito ai laboratori di teatro e di fotografia hanno realizzato un evento che ha lasciato profonde riflessioni su tematiche relative al futuro del Pianeta e dell’Umanità.
Presso l’Auditorium Cesare Baronio, la mattinata ha visto susseguirsi tre diverse manifestazioni. Nella prima parte è stata proiettata la mostra virtuale Non esiste un pianeta B del corso di fotografia. Nella seconda parte, i giovani attori del laboratorio teatrale hanno messo in scena una “particolare” opera eroica didascalica del XVII secolo, Discordia Mundi, immortalata dagli scatti dei giovani “colleghi” fotografi.
Il grande successo della manifestazione ha ricevuto il plauso del dirigente scolastico, la dott.ssa Orietta Palombo, che ha apprezzato le potenzialità degli studenti messe in luce grazie alla loro passione, al loro impegno sostenuti sì da una profonda motivazione, ma soprattutto grazie anche al sapiente lavoro delle loro guide in queste nobili arti, Marco Schirinzi per la Fotografia e Piergiorgio Sperduti per il Teatro.
“Il corso di quest’anno – ha affermato Marco Schirinzi – è stato particolare per vari motivi: è ripartito dopo i due anni di restrizioni da pandemia; è durato solo quattro mesi anziché i soliti otto; ha trattato un tema (degrado e sostenibilità ambientale) che di suo presenta una complessità notevole per i tanti ambiti coinvolti. Ma l’aspetto più importante riguarda l’uso della fotografia. Per la prima volta i ragazzi non hanno ragionato per singole immagini ma per “STORIE”. La fotografia comunica, denuncia o racconta vicende, comportamenti, eventi. Non è facile passare dall’atto “semplice” di uno scatto alla complessità di varie immagini concatenate nel racconto. Questi ragazzi hanno dimostrato creatività e competenza nelle loro storie, arricchite anche da perfette inquadrature e miglioramenti visivi. La fotografia diventa così vero metodo di comunicazione, anche nella scelta di fare un audiovisivo al posto della classica mostra”.
“Anche i ragazzi che hanno frequentato il mio laboratorio – ha aggiunto Piergiorgio Sperduti – hanno lavorato ad un progetto di teatro per pochi mesi. Ma hanno dimostrato che l’impegno e la costanza premiano sempre: hanno portato avanti la rappresentazione (per ben tre volte di fila!) davanti ai loro compagni senza mai scomporsi, senza mai interrompere le scene — come professionisti. Con la loro bravura e la loro precisione hanno impartito un bell’esempio di serietà: io ne sono rimasto ammirato. Il lavoro delle giovani attrici e dei giovani attori è un costante laboratorio di idee. L’esperienza mi ha lasciato la consapevolezza che i ragazzi meritano insegnamenti ampi e seri: la loro energia ha il diritto di essere guidata ad una espressione indipendente che, di solito, sbalordisce. Mercoledì mattina ha sbalordito. L’opera, anche se breve, era complessa. Parliamo di un esempio di teatro barocco, molto in voga nel Seicento, che richiede attenzione al linguaggio, studio della posa e, soprattutto, coraggio nella rappresentazione. I temi della guerra, del potere che distrugge nel vano tentativo di rafforzarsi sono diventati importantissimi proprio mentre provavamo. Credo che tornerò a presentare ai ragazzi questo genere di teatro: permette riflessione e confronto e illumina una forma artistica nazionale importantissima e dimenticata”.
Cala dunque il sipario su un anno scolastico contraddistinto ancora da mascherine, restrizioni, ma ricco ed intenso per le tante iniziative di un istituto fiore all’occhiello dell’offerta formativa della città, che non si arresta di fronte alle difficoltà ma che anzi riesce sempre a trasformare “l’ostacolo in un trampolino di lancio” verso nuovi traguardi e nuove sfide.