Le insidiose condizioni di alcuni tratti della ‘tangenziale’ restano sotto i riflettori. Ieri l’ennesima segnalazione social corredata di immagini (in alto) postate da un automobilista che denuncia lo stato di degrado in cui versano tre cavalcavia compresi lungo lo stradone di collegamento fra le superstrade.
Immagini eloquenti, che mostrano evidenti cedimenti del piano stradale. Dislivelli destinati ad ampliarsi in assenza di manutenzione e quindi di creare rischi e pericoli alle migliaia di veicoli che ogni giorno transitano sulla ‘tangenziale’. Mezzi che sobbalzano, che a volte perdono il carico (Soraweb – 25 febbraio – Scalini sulla tangenziale…). Mezzi che la evitano intasando la Romana Selva proprio per non rischiare danni lungo l’accidentato percorso (Soraweb – 11 marzo – Cede l’asfalto della tangenziale…).
E così la gente protesta e segnala. Finora inutilmente. Al di là delle competenze, lo sguardo di tutti è rivolto agli amministratori comunali, al delegato alle manutenzioni. Perché di asfalto se ne vede un bel po’ ultimamente. Il Comune ha fatto anche i debiti per sistemare alcune strade. Non la ‘tangenziale’ però. Che non è la stradina semisconosciuta con tre o quattro case intorno. E’ vero che tutti hanno diritto alla manutenzione, ma è altrettanto vero che ci sono le priorità. E queste le stabilisce l’interesse pubblico a dispetto dell’interesse pubblico ‘particolareggiato’ e ‘mirato’.
In altre parole non si può lasciare una strada di collegamento così importante senza interventi essenziali. Una strada sulla quale si riversa tutto il traffico pesante proveniente da regioni diverse, oltre a quello locale. E’ la differenza tra pensare a tutti e pensare a pochi. Dobbiamo spiegare perché?
Lu