C’è chi pensa che siano stati riciclati come cassette postali, chi ipotizza che tornino buoni per mettere al fresco quartucci di vino quando farà caldo. Altri sospettano che siano stati trasformati in depositi per attività illecite. In un caso o nell’altro la domanda è una sola: che ci fanno ancora quei cilindri arancioni sulle strade della città?
Si tratta, per chi l’avesse dimenticato, di una delle tante ‘eredità’ lasciate dall’amministrazione comunale condotta soprattutto dai fratelli Tersigni (2011 – 2016). Strumenti subito odiati dai sorani, costati un occhio della testa ed installati un po’ ovunque nel tentativo di dissuadere i piedi più caldi dal pigiare troppo sull’acceleratore. Anche se poi si sono rivelati, almeno per il primo periodo, un bancomat per le casse dell’ente di Corso Volsci. Soppiantati dal targa system, stroncati dalle polemiche, alla fine non sono stati più utilizzati. E da anni restano a dimostrazione di come si spendono e spandono i soldi pubblici. Il risultato è che qualcuno è stato bruciato, altri danneggiati irrimediabilmente, altri ancora aperti. Come quello nella foto in alto, piazzato una mezza dozzina di anni fa in via Cellaro. Non proprio qualcosa di cui andare fieri. Meglio prenderla a ridere: ‘In estate ci metto le mezze birre al fresco’, commenta un residente. Gli fa eco un altro: ‘E io porto vino e gazzosa’.
Lasciati dall’amministrazione Tersigni, gli speed check (così si chiamano), resistono da cinque anni anche con l’affondata piattaforma civica dell’attuale sindaco. Che pure tempo fa aveva detto solennemente che li avrebbe fatti rimuovere. Evidentemente deve averlo dimenticato, perché le cassette postali ancora stanno lì.