What's up

SORA – PROMUOVERE L’INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI CON LE POLITICHE SOCIALI

In un precedente articolo sulla rubrica What’s up, abbiamo parlato del Sindaco di Riace, premiato a livello mondiale dalla rivista americana di Business Fortune, la quale ha inserito al quarantesimo posto della classifica dei 50 leader più influenti del mondo, il sindaco di Riace Domenico Lucano, già vincitore di alcuni premi, in merito alle sue politiche sull’accoglienza e integrazione. QUI

In un altro precedente articolo su questa testata, abbiamo analizzato il volume Sprar-Cooperativa Ethica: i progetti di Aquino, Arce, Cassino e Sora – Primo Quadro dei Riferimenti”, all’interno del quale viene descritta molto dettagliatamente l’attività svolta dai centri di accoglienza di cui sopra, fornendo dei dati precisi sul numero di rifugiati e richiedenti asilo accolti nella provincia di Frosinone. QUI
Il volume, oltre ad offrire un ampio spazio ai dati ed al racconto delle esperienze vissute da parte di alcuni immigrati richiedenti asilo e rifugiati, cerca di far riflettere innanzitutto sul fatto che l’Italia è passata dall’essere un Paese di migranti, come poteva esserlo nel secondo dopoguerra, ad un paese d’accoglienza per chi fugge da condizioni di povertà, conflitti, guerre civili, dittature o per chi semplicemente cerca una vita migliore… Detto questo, la domanda è: gli immigrati ospiti nei centri d’accoglienza di Sora sono accolti davvero nel tessuto sociale cittadino?

Non sembra… visto che, salvo l’attuazione di progetti di re-inserimento sociale avviati dalle cooperative locali, quella che manca è una visione collettiva su come integrare una componente sempre più bisognosa d’aiuto.

Come avvenuto per il parco Valente per esempio – in relazione al quale l’attuale amministrazione ha deciso di avviare un progetto a scopo sociale che coinvolgesse studenti, esodati e disoccupati ai fini della manutenzione e cura del parco – lo stesso si potrebbe fare per il Parco di San Domenico ed altre aree verdi pubbliche o private,  che potrebbero essere utilizzate come “laboratori sociali” ai fini di ricavarne attività che possano giovare alla ricchezza e al bene comune della città.
Il 20 luglio 2015  per esempio, il Comune di Sora avviò il progetto “Verde comune” che vide coinvolti i rifugiati, giunti a Sora nel 2014, nell’ambito del Progetto SPRAR, finanziato interamente dal Ministero dell’Interno. Con Delibera n.204 del 16 luglio 2015, il Comune di Sora approvò la Convenzione con la Coop. Ethica di Cassino, ente gestore dello SPRAR, per promuovere e regolamentare l’attività di volontariato dei rifugiati e richiedenti asilo attualmente ospitati nella nostra città ed integrati sul territorio. E’ chiaro che qui si parla di volontariato, ma la logica potrebbe essere la stessa: coinvolgere gli immigrati in progetti che riguardano la città, con i dovuti ricompensi. Inoltre, considerato che Sora ha una storia e cultura legata al mondo dell’agricoltura, si potrebbe incentivare la nascita di aziende agricole volte a dare occupazione sia ad immigrati che a disoccupati locali.

Cooperative ed associazioni no-profit sono solo alcune delle modalità che possono essere applicate per tentare di creare un welfare per tutti.

Il riferimento è ovviamente a tutti quegli immigrati residenti nelle cooperative di accoglienza sorane che, salvo qualche progetto avviato dalle cooperative in cui sono accolti, non riescono ad integrarsi nel tessuto sociale cittadino e questo perché “non c’è il lavoro” o “prima gli italiani”. Entrambe le affermazioni, se pur in parte dettate da un senso di preoccupazione generale dovuto indubbiamente alla crisi, dovrebbero infatti farci riflettere sulle pietose condizioni in cui versa il lavoro oggi, per cui assenza di lavoro e assenza di integrazione significa assenza di crescita, sociale e politica.

AD