Il Sora soccombe per una rete a zero contro la formazione sarda dell’Olbia, che capitalizza al massimo l’unica occasione da goal avuta nel corso dei novanta minuti di gioco. Nonostante un uomo in meno, a causa dell’espulsione – per somma di ammonizioni – del giocatore sorano D’Ovidio al ventiquattresimo del primo tempo, è il Sora a dover recriminare per non aver saputo concretizzare le numerose occasioni da goal create e per aver fallito, con Pintori, il rigore del probabile pareggio. La squadra sorana ha avuto il merito di non scomporsi dopo l’espulsione e il goal (preso a freddo nei minuti iniziali) e ha avuto sempre in mano le redini del gioco non riuscendo, però, a pervenire al pareggio, vuoi per sfortuna vuoi per qualche imprecisione di troppo sotto rete.
La sconfitta rende più difficile la strada verso la salvezza e sarà quindi importante riuscire a fare punti nelle prossime difficili partite (Terracina fuori casa, derby in casa contro l’Isola Liri, San Cesareo fuori casa), ma se la squadra continuerà ad esprimersi con la giusta determinazione ed intensità si può essere moderatamente fiduciosi.
Ciò che dispiace, da tifosi, è assistere alle solite diatribe societarie che si trascinano da qualche anno a questa parte. Esplicativo lo striscione esposto ieri dai ragazzi della Curva Nord: «BASTA VERTENZE, BASTA PRESIDENTI INDEGNI POMI RISPETTA I TUOI IMPEGNI». Chiaro l’invito rivolto all’ex patron del Sora Calcio a rispettare gli impegni assunti durante la sua presidenza, sanando le situazioni debitorie della passata stagione, che rischiano di determinare ulteriori punti di penalizzazioni e potenziali difficoltà per una eventuale iscrizione al prossimo campionato di serie D.
Cambiano i soggetti protagonisti, ma i problemi sono sempre gli stessi: purtroppo mutare ogni anno assetto societario si rivela, a giochi fatti, una fonte di debolezza, sotto molteplici punti di vista, con conseguenze ben note a tutti i tifosi sorani. Ed ecco che, puntualmente, ogni anno il nostro destino sembra essere appeso ad un filo: rischiamo di non iscriverci al campionato di competenza, chi ha assunto impegni societari ben precisi scompare nel nulla (magari vendendo una “cosa” che ha preso a titolo gratuito), lasciando a chi resta e/o subentra l’onere di gestire situazioni debitorie a lui non ascrivibili, in un’alternanza di comunicati e contro comunicati ai quali sarebbe opportuno non dare ulteriormente seguito.
In uno scenario come quello descritto, anche il tifoso più accanito finisce per allontanarsi e chi resta finisce per schierarsi inevitabilmente da una parte o dall’altra di un’immaginaria barricata, con la logica conseguenza di alimentare divisioni che contribuiscono ad esasperare i problemi piuttosto che risolverli.
Cerchiamo di essere onesti ed obiettivi con noi stessi: con queste premesse non andremo da nessuna parte, non avremo futuro; magari troveremo qualche altro imprenditore disposto a subentrare, sperando che sia migliore di quello precedente, e cercheremo di tirare a campare, fino ad inciampare nel prossimo ostacolo.
E’ questo che vogliamo? Vogliamo che il calcio nella nostra città muoia? Se la risposta a questa domanda è NO, dobbiamo impegnarci tutti attivamente, ciascuno secondo le proprie competenze, capacità e ruolo, per far sì che le cose migliorino, che si gettino concretamente le basi per un futuro più roseo di quello attuale.
Non si può continuare ad addossare le colpe al presidente di turno, quando le responsabilità sono principalmente le nostre; non nascondiamo dietro le nostre divisioni l’incapacità o il non voler gestire in prima persona un patrimonio che deve appartenere in primis alla città. Insomma, cari tifosi sorani, se vogliamo veramente che il Sora torni dov’era c’è bisogno di UNIONE, impegno e partecipazione: SORANO, SE CI SEI BATTI UN COLPO!