di Stefano Di Palma
L’ex Convento dei Frati Minori sorge vicino la Chiesa di San Francesco la quale, un tempo, faceva parte dell’intero complesso monastico; si tratta di quell’imponente volume architettonico, dotato di una graziosa facciata con ampio ed elegante portale in pietra (quest’ultimo rivaleggia per monumentalità con quello di Palazzo Branca ubicato nel centro storico di Sora) e che ha conosciuto nel corso dei secoli numerose vite (è stato sede del Collegio Tuziano, della Prefettura, del Municipio ecc..), mentre oggi ospita il Museo Civico della Media Valle del Liri e la Biblioteca Comunale.
Secondo la tradizione, che non trova alcun riscontro documentario, il convento è stato fondato dallo stesso san Francesco che probabilmente visitò Sora in concomitanza con i suoi soggiorni attestati a San Vincenzo Valle Roveto, a Civita d’Antino ed a Vicalvi.
La fondazione va ricondotta con più certezza ai primi decenni del secolo XIV con l’insediamento di un piccolo gruppo di frati e la costruzione di una semplice chiesa. La prima notizia certa sull’esistenza in città della Chiesa di San Francesco d’Assisi, con l’attiguo convento, risale al 1334-1335, come risulta dal “Provinciale” dell’Ordine dei Frati Minori, redatto da Fra Paolino da Venezia (cfr. D. Antonelli, 1986; L. Meglio – R. Rea, 2012) per poi ricomparire nel testamento del 1363 del pio sorano Cicco de Omobono che lasciava parte dei suoi beni “pro opere ecclesiae Sancti Francisci de Sora” (cfr. G. Squilla 1978); in questa fase si costruisce la chiesa gotica di cui sopravvive nella parete del presbiterio l’elegante bifora centrale.
Successivamente, il convento viene dotato di un chiostro con archi a tutto sesto, ma il terremoto del 1654 distrugge buona parte del complesso monastico, che viene ricostruito ed ampliato tra il 1683 ed il 1727 per merito del benefattore Giuseppe Jacobelli di Casalvieri. A questa fase, risale anche il nuovo assetto della chiesa di gusto Settecentesco, decorata “con quel publico decoro, e giovamento, che è proprio di quel Serafico Ordine”(cfr. F. Tuzi, 1727) e di cui si indica come maggiore contributo e testimonianza la messa in opera delle solenni statue in gesso raffiguranti personaggi dell’Antico Testamento che ancora oggi enfatizzano l’interno di questo spazio sacro; si tratta di Davide, Mosè, Isaia, Daniele, Salomone, Aronne e Geremia.
Con l’arrivo delle truppe francesi e la soppressione degli Ordini Religiosi, si designa l’abbandono del convento sorano da parte dei frati. Un drammatico episodio sancisce crudamente l’avvio del punto di non ritorno: si tratta del massacro del 1806, frutto dello scontro tra le truppe francesi e la banda di Michele Pezza conosciuto localmente come Fra Diavolo, durante il quale furono uccisi molti cittadini e dodici frati conventuali. Una lapide posta nel 1948 nella Chiesa di San Francesco ricorda il grave fatto di sangue.
Nel corso dell’Ottocento, in concomitanza dell’abbandono del convento da parte dei Francescani, i locali sono stati destinati dapprima a granai dai soldati francesi per poi divenire, su disposizione del brigante Gaetano Mammone, deposito di armi e di altri strumenti utili alle sue bande (cfr. L. Loffredo, 1981; IDEM, 1985). Dalle scarne notizie che ci sono pervenute sull’argomento, emerge anche un dato che ci attesta l’importanza di cui godeva, in seno all’Ordine, questo convento sorano ed i nomi di frati che, per responsabilità ecclesiastiche, superarono gli stretti confini della città; sappiamo, infatti, che il convento di Sora apparteneva alla Custodia di San Benedetto della Provincia di Napoli o Terra di Lavoro ed ebbe Fra Giacomo sorano vescovo di Vico Equense nel periodo 1348-1382 e Fra Domenico di Sora vescovo di San Marco in Calabria nel 1399 (cfr. F. Della Sacra Famiglia, 1974).