di Stefano Di Palma
La decorazione geometrica della volta della Chiesa di Santo Spirito è interrotta al centro da una pittura che con vivo senso illusionistico riporta uno squarcio di cielo ed un paesaggio dove avviene una sacra scena. In essa sopra una nuvola la Madonna ascende al cielo a cui rivolge l’estatico viso; due schiere di candidi angeli, raffigurati come adolescenti, assistono all’evento ed omaggiano il passaggio della Vergine con gigli, gesti di preghiera ed applausi sino ad arrivare ad avvicendarsi lungo il cono di luce che la investe diventando, colpiti e trasfigurati dalla radiosa apertura, solamente delle teste fuoriuscenti da un groviglio di linee che ricordano ormai pallidamente le loro vesti.
Situati su un nudo appezzamento di terreno, abitato solo da un cespuglio laterale, i santi Domenico, Giuliano e Restituta assistono alla visione. Il primo santo compare sul lato sinistro, indossa l’abito cistercense ed una stola ricamata e porta una mano sul petto mentre con l’altra sorregge il pastorale; il secondo santo, elegantemente paludato alla romana, è inginocchiato a terra, guarda in alto e impugna verso il basso la palma che lo connota come martire; infine la terza figura, staccata dalle altre, appare cinta da una corona di fiori dalla quale fuoriescono i lunghi capelli, indossa una veste blu con manto rosso e trattiene anch’essa una palma tenuta verso l’alto.
Lo sfondo su cui si stagliano i tre santi ritrae una porzione della città di cui i medesimi sono protettori, ovvero Sora, proposta dal pittore in una percepibile fuga prospettica dove il paesaggio si articola in tre sezioni: la prima è data da un accenno di montagna; la seconda, più prolungata, dagli edifici (nell’estrema destra si percepisce il campanile della Chiesa di Santa Restituta); la terza è data dal segmento finale in cui è adagiato il fiume Liri.
L’opera è pervasa da un sentito senso atmosferico redatto con una duplice manifestazione: sulla terra si staglia un cielo plumbeo che raffredda i colori della composizione mentre in alto, dove ascende la Vergine, la cromia si stempera diventando radiosa, fresca a tratti trasparente. La decorazione di questa porzione della Chiesa di Santo Spirito si ascrive, probabilmente, alla seconda metà del secolo XIX ed è stata ritenuta quale opera di ignoti pittori di Scuola Napoletana.
Per quanto concerne la presenza dei tre santi in questa opera si segnala ancora il forte legame che li unisce alla città. Nel 1614 il vescovo Giovannelli trasferì subito dopo il recupero le ossa del martire Giuliano proprio nella Chiesa di Santo Spirito; le reliquie furono trasferite solo successivamente presso la Cattedrale. La presenza di santa Restituta è motivata dal suo patronato principale della città. Sintomatica e dimostrativa della grande devozione di cui gode è la presenza di san Domenico, patrono minore di Sora (come alcuni altri santi) ma percepito ed equiparato nella mentalità comune ad uno dei principali.
Tale devozione trovò ulteriore approfondimento nel periodo in cui i resti dell’abate Domenico furono trasferiti per circa un anno nella centrale Chiesa di Santa Restituta in seguito alle scorrerie francesi del 1799. Tale dato storico si impone alla nostra attenzione nella ricostruzione iconografica ed iconologica di questo affresco.