di Stefano Di Palma
Il monumento dedicato al cardinale Baronio (Sora 1538 – Roma 1607) sorge in piazza Palestro ed è stato ideato dall’artista Pino Conte nel 1963 (cfr. G. Squilla, Iconografia di Cesare Baronio, 1963). L’assetto complessivo dell’opera prevede un basamento in travertino provvisto di quattro facciate sulle quali si trovano dei rilievi in bronzo rappresentanti scene della vita del cardinale e l’iscrizione dedicatoria rivolta verso il corso Volsci; nella stessa direzione si rivolge la scultura raffigurante il porporato che sormonta così il piedistallo.
Particolarmente interessanti risultano i citati rilievi, accompagnati da iscrizioni che illustrano l’episodio trattato, dove quel sobrio ed elegante linguaggio costituito da figure allungate e pacate che vivono nello spazio assegnato anticipano la caratteristica della scultura principale.
Nel primo rilievo sono incise in alto le parole con cui il Baronio diventò per i contemporanei e per i posteri umile fra gli umili: Caesar Baronius Coquus Perpetuus, ovvero Cesare Baronio cuoco perpetuo; la scena raffigura san Filippo Neri che guarda il Baronio occupato nei più semplici servizi di cucina, alle sue spalle vi sono i confratelli che guardano ammirati e vicino a questi si leggono le parole del Capecelatro: “San Filippo adoperò mille mezzi per tenere basso e umile il suo caro discepolo. Arrivò sino a volere che mentre egli scriveva gli Annali fosse addetto alla cucina”; si notano in questa scena alcune ingenuità o quantomeno un eccessivo sfoggio iconografico (visto che l’artista si sente di identificare il Baronio con i paludamenti cardinalizi mentre è intento a cucinare) ma non mancano gradevoli spunti come attesta il cadenzato gioco di sguardi dei personaggi.
Il secondo rilievo (rivolto verso il Liri) si apre con le parole incise sullo stemma del cardinale: Oboedientia et Pax. La scena presenta Cesare Baronio mentre bacia il piede della statua di san Pietro proposta sul modello del celebre esempio medievale conservato in Vaticano; alcuni fanciulli affiancano in secondo piano il porporato in attesa della sua solita elemosina mentre sul fondo scorre una frase tratta da un discorso di Angelo Roncalli: “ La pace della Chiesa fu il sogno che sorrise sempre a lui. L’obbedienza al papa fu l’unica regola nella sua condotta”.
Nel terzo rilievo Pino Conte raffigura il Baronio che scongiura i cardinali a non eleggerlo papa. A lato sono incise le parole: “Io non voglio essere papa. Fate un altro papa che sia degno della Santa Sede”. L’episodio si collega al conclave del 1605 ed è ben composto dall’artista che rappresenta parte del sacro collegio stretto intorno al Baronio il quale, nel brano più intenso del rilievo, si mostra ancorato ad una colonna che abbraccia con sentito trasporto emotivo.
Il quarto rilievo (ancora verso il fiume) raffigura Porzia Febonia, madre del Baronio, che prega la Madonna per la guarigione del figlio malato. Anche in questo esempio l’artista si mostra particolarmente abile nella resa figurativa risolta in quel tenero abbraccio tra madre e figlio che guarisce miracolosamente all’età di due anni da una malattia. L’evento è ricordato nelle parole dello stesso Baronio incise nel rilievo: “Santa Maria in Vallicella mi fa ricordare Santa Maria nostra di Valle Radice dove io ricevei la vita”.
La principale iscrizione dedicatoria del monumento invece recita: AL CARDINALE CESARE BARONIO SORANO 1538-1607 PADRE DELLA STORIA ECCLESIASTICA I CONCITTADINI 1963.
Estremamente interessante è la resa della scultura principale dove Cesare Baronio è raffigurato in vesti cardinalizie mentre, con un gesto di spirituale riserbo evidenziato dall’espressione del volto, trattiene sul petto un volume che lo ricorda ai concittadini come autore della monumentale opera storica e apologetica degli Annali Ecclesiastici.