Continua la furiosa polemica a distanza tra Enzo Di Stefano ed Ernesto Tersigni, nata negli scorsi giorni sul tema dell’illuminazione pubblica. Dopo la replica del sindaco, la dura risposta di Di Stefano, che qui di seguito pubblichiamo.
“Il Sindaco Tersigni, evidentemente innervosito, non perde occasione per dimostrarsi, ancora una volta, approssimativo, arrogante, inutilmente aggressivo: tutte qualità che, ormai, i sorani conoscono molto bene. La sua risposta alle mie opinioni circa il tema dell’illuminazione è un compendio di bugie gratuite e velenose; attacchi personali degni della peggiore cultura amministrativa, che non rendono onore prima di tutto a Sora e alla sua storia.
Tra le tante falsità dispensate, meritano posti di alta classifica quelle sulla mia esperienza all’Ater. Ristabiliamo la verità dei fatti: quando fui eletto consigliere comunale ero già da tempo commissario straordinario dell’Ater. Nel momento in cui mi si prospettò la possibilità di diventare presidente, avendo intravisto la possibilità di servire al meglio la mia comunità, non ho esitato a dimettermi. Da quel momento, ho lavorato per il bene della provincia e di Sora: piuttosto, fu l’attuale amministrazione a non dimostrarsi mai veramente collaborativa nei miei confronti. Non solo: se alcuni progetti non sono andati in porto positivamente, ciò lo si deve imputare solamente al fatto che la mia esperienza si è conclusa prima della sua naturale scadenza, legata alla sorte dell’amministrazione regionale.
Se, poi, vogliamo parlare del ponte sul Liri, questo non si è realizzato solo per il divieto posto dall’Ardis. La stessa Ardis che ha messo la lente di ingrandimento su quella ignobile colata di cemento che vorrebbe essere una diga e che, presto, richiederà migliaia di euro per essere demolita.
Parla, il Sindaco, di una città in ostaggio, e qui ha ragione: è ostaggio dei suoi giochetti amministrativi, dei suoi equilibrismi politici di terz’ordine. Nella mia carriera politica non ho mai fatto compromessi di questo genere: infatti, proprio all’Ater non ho atteso un attimo a dimettermi, una volta che il progetto politico regionale che mi aveva nominato è venuto a mancare. Tersigni, che pur di sopravvivere politicamente non ha esitato, contrariamente a quanto affermato il giorno del suo insediamento, ad imbarcare membri dell’opposizione, ha anche il coraggio di parlare di motivazioni economiche, quando è stato proprio lui a scegliere di rinunciare alla indennità da sindaco per preferire quella, ben più alta, da dirigente Asl. Che sia questo il motivo, da dipendente, per cui la sua difesa dell’ospedale di Sora si è spesso dimostrata a dir poco fiacca? Che dire, poi, riguardo alle opere pubbliche: ai miei tempi le gare d’appalto non si svolgevano certo così ristrette come oggi e se Tersigni dice che a guadagnarci era uno o al massimo due potrà senz’altro dimostrarlo prossimamente.
Tornando al tema dell’illuminazione pubblica, affermando che le mie sono farneticazioni, fa lo stesso per tantissimi cittadini che continuano a pensarla come me. Questo è il livello del suo rispetto per le opinioni diverse. Sono onorato di avere molti bei ricordi, rafforzati dalle belle parole di tantissimi concittadini, segno di un passato nel quale ho lavorato con passione e senza riserve. Anche lui, molto presto, potrà iniziare a coltivarli, ma tutto saranno meno che piacevoli. Per tutti noi, invece, la sua amministrazione rimarrà un incubo dal quale dovremo risollevarci”.