Potrebbe essere risolta già entro questa settimana la crisi al Comune di Sora. Non sono impressioni, ma indiscrezioni che trapelano da ambienti vicini alle due componenti della maggioranza entrate in rotta di collisione a seguito dell’esito dell’ultimo Consiglio comunale. Strappo che ha determinato le preannunciate e solo oggi formalizzate dimissioni del sindaco Roberto De Donatis.
DUE OSTACOLI
L’accordo, tuttavia, dovrà necessariamente passare dalla rivisitazione del Bilancio di previsione con aggiustamenti che vadano incontro alle esigenze di tutte le componenti del residuo gruppo al governo della città. Ma non c’è solo lo scoglio del Bilancio. Perché con l’azzeramento delle deleghe si pone anche la questione politica. In maggioranza ci sono evidenti squilibri che rendono disomogeneo il rapporto di forza tra una parte e l’altra.
LA NUOVA GIUNTA
L’esempio più eclatante è la condizione del gruppo di Fratelli d’Italia, cioè Massimiliano Bruni, Simona Castagna e Antonio Lecce, che non ha rappresentanti in giunta e deve accontentarsi del solo ruolo di Presidente del Consiglio comunale ricoperto da Lecce. Di contro c’è Patto Democratico che vanta due assessori: Maria Gabriella Paolacci e Natalino Coletta a loro volta retti da un solo consigliere, cioè il subentrato Bruno Caldaroni. Oltretutto Fratelli d’Italia, ovvero il consigliere Massimiliano Bruni, non ha più la delega ai lavori pubblici. Se gli esponenti del partito della Meloni dovessero bussare, De Donatis sarebbe costretto ad aprire ed una volta fatto dovrebbe cedere una delle due poltrone sulle quali sono accomodati da cinque anni la Paolacci e da molto meno Coletta. A chi il sindaco chiederà nel caso il sacrificio?
LA SINDROME DEL 9 A 8
C’è poi Floriana De Donatis, che non esprime posizioni in giunta, diversamente da Alessandro Mosticone che regge Daniele Tersigni e dall’inossidabile Franco De Gasperis che si rapporta con il vice sindaco Fausto Baratta. Infine c’è Lino Caschera in asse con Veronica Di Ruscio. Ognuno di questi è determinante per le sorti della maggioranza. E’ la legge del 9 a 8. L’unica vera condizione in cui De Donatis non doveva incappare era proprio questa e puntualmente c’è finito mani e piedi. Quando la storia non insegna nulla!
DE DONATIS COME SCHETTINO?
Questo il quadro generale sul quale non sono escluse correzioni. Ed alla fine è molto probabile che De Donatis sarà costretto a cedere. Sora non gli perdonerebbe di aver abbandonato la guida dell’ente di Corso Volsci e di conseguenza di aver schiuso la porta del Comune al Commissario prefettizio proprio mentre è in atto la pandemia, peraltro con la città fra i centri più colpiti della Provincia. Il primo cittadino non ci farebbe una bella figura e passerebbe alla storia come il sindaco che ha abbandonato la nave in mezzo alla tempesta. Ecco perché, al di là delle generiche rassicurazioni, alla fine verrà trovata una soluzione in modo tale da accontentare tutti e condurre in porto la perforata ma ancora galleggiante imbarcazione. Pardon, piattaforma civica!
MA POI ARRIVA LECCE…
Soluzione che difficilmente passerà attraverso il coinvolgimento della minoranza. Perché è in atto un tentativo condotto in queste ore dal presidente dell’assise civica Antonio Lecce, non si sa bene se in autonomia oppure ispirato da chi, per imbarcare esponenti dell’opposizione in modo che sostengano il vascello fino alle comunali del prossimo autunno. Magari Lecce ha ricevuto l’incarico direttamente dal Presidente della Repubblica di portare avanti le consultazioni con i vari gruppi in modo da formare un Governo. Purtroppo per lui la realtà è diversa: a Sora c’è già un sindaco. Se poi Lecce, non si sa bene in autonomia o ispirato da chi, sta cercando tre voti dall’altra parte della staccionata per approvare il Bilancio emarginando così i tre consiglieri di minoranza assenti nell’ultima seduta del Consiglio, rischia solo di fare danni alla ricucitura, di togliere punti alla ferita ancora aperta. Della serie, quando il silenzio è d’oro!
Lu