Lui dice quattro, ma alla fine saranno due. Sempre che tenga duro e non si lasci convincere ad innestare la retromarcia, cioè a rientrare nei ranghi. A capo chino dicendo ‘obbedisco’.
Lino Caschera, incredibilmente, sta assumendo il ruolo di protagonista della ‘politica’ cittadina in vista delle comunali. Ormai si è messo in testa che vuole fare il candidato sindaco. Sta diventando una fissazione, forse un’ossessione. Vuole giocarsi le sue carte sul tavolo più importante del casino/casinò. Punta ad entrare in Consiglio comunale dalla porta principale, ovvero in testa alle due liste che riuscirà ad allestire. La sua, cioè quella del sindaco, è magari pure quella che si chiama ‘Cambiamo‘, ancora da completare.
Il consigliere della Lega sta bluffando? Sta alzando il prezzo per un eventuale accordo? Forse, ma chi lo conosce bene sa che l’intenzione è seria. In effetti è una questione matematica. Caschera sa benissimo che se si mette sotto la trippa di qualcun altro e questo qualcun altro non dovesse diventare sindaco molto probabilmente resterebbe fuori da quel teatrino (il termine è generoso) politico-amministrativo che è il Consiglio comunale di Sora da almeno quindici anni a questa parte.
I posti, con l’aria che tira sono soltanto due o tre. E Caschera sul podio non ci è mai arrivato in quanto a preferenze. E sa benissimo pure che una volta fuori conterà quanto il due di bastoni con la briscola a coppe. E allora prova a rimediare quei duemila voti che gli garantirebbero un posto in aula. E una volta in aula tutto può succedere. Allo stesso tempo potrebbe essere determinante nel probabile ballottaggio che si profila con le quattro coalizioni finora previste, sedendosi così al tavolo della spartizione. Insomma, il suo ragionamento non fa un grinza e dal suo punto di vista non appare affatto campato in aria. Se tutto questo verrà confermato sarà un altro duro colpo per il sindaco uscente Roberto De Donatis che, perso Caschera e mezza Selva, questa settimana rischia di perdere pure un altro suo sostenitore di peso il quale ha capito che con il sindaco uscente c’è il serio rischio che i suoi peones restino a girarsi i pollici.
In tutto questo poco o nulla conta il centrodestra che è in evidente stato confusionale. Vittorio Di Carlo e i suoi residui di Forza Italia sono in rotta di collisione con Lino Caschera. Di Carlo già guarda altrove. Infatti, anche l’ex vice sindaco ed ex consigliere provinciale, rimasto in piedi all’ultimo giro di giostra, deve fare bene i suoi conti se vuole ricavarsi un posto al sole. Cioè deve indovinare dove e con chi schierarsi. Un pensierino già gli frulla nella mente. Chissà se l’ha rivelato al suo compagno di viaggio Massimiliano Bruni?
I due sembrano il gatto e la volpe, ne stanno combinando di tutti i colori e non riescono ad affrontarne una che sia una. Almeno Bruni, deve essere lui la volpe, sta mettendo dentro un po’ di Fratelli Sgabbelli in modo che lo proiettino direttamente in Consiglio con la loro forza elettorale. C’è poi l’Udc, sigla che si rivede dopo anni trascorsi in una bottiglia piena di cloroformio. Forse sarebbe stato meglio rimanere lì dentro.
Per non parlare del Pd, partito che a Sora non ha mai contato nulla dai tempi del compianto Cesidio Casinelli che nel 2006 riportò il centrosinistra al governo della città. Quando c’è da fare tessere non ci sono problemi, quando si tratta di contare i voti cominciano. Chissà, magari questa volta con tutto l’ordinamento politico-istituzionale al potere qualcosa cambierà, ma per ora i bookmakers inglesi non sembrano molto entusiasti. I Commissari nominati sono di fuori. E questo non sembra proprio un bel segnale.
Infine i cinquestelle che dovranno trascorrere tutta la campagna elettorale, ballottaggio compreso, a spiegare ai loro elettori, che già avevano mal digerito l’accordo col Pd ingurgitando tonnellate di Malox, come è possibile che stiano rigovernando adesso con la Lega e pure con Forza Italia, cioè con Salvini e Berlusconi. Boh!
Lu