Le riunioni saltano e la quadra non si trova. Prevale la confusione, dominano i veti incrociati. Gli alleati saltano come birilli. Chi se ne va e borbotta, chi rimane a condizione che… I nomi escono e poi rientrano.
Lo scenario ben si adatta a quello che sta capitando al Partito Democratico di Sora. Apparentemente lo governano una di Frosinone e uno di Posta Fibreno e non stanno cavando un ragno dal buco. Si sono pure fatti male da soli, attirati dalle lusinghe dei Cinquestelle e dalla civica dello ‘sfasciatutto’, hanno mandato al diavolo il sindaco uscente e difficilmente rientrante. E ora sono soli. Forse con un’altra lista, se mai un giorno il consigliere che vince le guerre solo grazie al nome dovesse smetterla di far saltare il banco ogni volta che si sta per chiudere l’accordo. Ed in questo casino c’è una figura che forse conosce bene i poemi epici di Omero.
Come Ulisse, l’ex vice sindaco Agostino Di Pucchio, si sta muovendo sulla scacchiera con il cavallo, cioè come il Cavallo di Troia: due passi in una direzione e uno di lato, senza esporsi troppo, in attesa che i troiani abbocchino, che portino dentro la città il mastodontico equino, per poi sferrare l’attacco finale e gettare sul tappeto il nome gradito che, come Penelope, nel frattempo sta tessendo la tela. Ma Agostino naviga ancora in alto mare, deve superare uno scoglio che si frappone sul progetto, proprio in mezzo alla strada tra Frosinone e Latina, con deviazione obbligata per Ferentino. Qui, il padrone di casa, dovrebbe però riflettere bene prima di assecondare le esigenze di un grosso palazzo bianco del capoluogo a questioni politiche – elettorali – amministrative.
Intanto pure Circe aspetta!
Lu