Riceviamo e pubblichiamo dal Prof. Michele Santulli.
“Qualche mese addietro abbiamo reso pubblico le querce secolari impunemente e proditoriamente abbattute a Gallinaro: si dirà, Gallinaro (1200 abitanti) dove il Comune ha autorizzato la costruzione di un albergo -incredibile che possa sembrare- di dieci piani, degno di figurare a LasVegas in vista dei pellegrini del Bambinello famoso: un’amministrazione del genere, si dirà, puo’ mai gestire il territorio e tenere sotto controllo il patrimonio arboreo a vantaggio della comunità?
Tagliare una quercia secolare, la pianta sacra dei romani, la quercia sacra di Abramo, la pianta immortalata in tante opere di Corot e di Van Gogh, anzi per lassismo e ignavia consentire e permettere che si tagli una quercia, è uno dei delitti maggiori perpetrati ai danni della collettività ed è il sommo dell’aberrazione rimettere ad un individuo, il proprietario, il destino di una creatura del genere, dimenticando che il diritto del singolo non può prevalere sul diritto generale: infatti queste piante specifiche oltre ad assolvere ad una funzione esistenziale, sono protette dalla Legge. Abbattere una quercia unilateralmente e illegalmente per farne fuoco è come abbattere un elefante per ricavarne avorio: in realtà l’incuria il lassismo l’ignoranza terribile degli addetti ha ottenuto e sta ottenendo che queste ineffabili creature, querce ed elefanti, tra un pugno di anni scompariranno dalla faccia della terra: solo i bipedi crescono di numero. La quercia è una pianta nobile: ha bisogno di decine e decine di anni per formarsi e ingrandirsi. La realtà è sempre la medesima nelle società sottosviluppate: prima di tutto e sopra a tutto imperano la ignoranza e la insensibilità della gente che assiste al massacro delle piante senza sentirsi coinvolta, senza capire che si sta togliendo l’aria e la respirazione e la vita, senza dunque intervenire e denunciare, ancora più imperdonabile il lassismo e/o la disgregazione operativa della pubblica istituzione, il Comune principalmente, che ha l’obbligo non solo di vigilare e controllare e gestire il territorio ma altresì di informare e di avvisare i proprietari dei terreni sul rispetto e la cura di queste creature maestose e i loro obblighi e rischi in caso di abuso: a parte l’interesse generale per la salvaguardia e cura di questo tipo di piante, c’è anche una Legge dello Stato che lo impone ed obbliga ai Comuni. Detto misfatto naturale si è consumato a Sora, poche settimane addietro, a pochi metri dalla grossa rotonda dopo Carnello: sono state abbattute illegittimamente a mio avviso, all’insegna dell’arroganza e della ignoranza, tre querce secolari dalla circonferenza di almeno due metri ciascuna” (…)
Se non la Giustizia, che almeno il neo sindaco di Sora intervenga e sanzioni severamente i responsabili del massacro delle tre querce. Vorrei ricordare le parole di un poeta ciociaro romano di un secolo fa, Augusto Sindici: gli alberi emanano “singhiozzi e pianti” sotto “l’accetta der devastatore” e anche la poesia di Giovanni Pascoli appresa sui banchi di scuola, concernente appunto l’abbattimento di una quercia: La Quercia Caduta: tutti si rammaricano, tutti ne ammirano la magnificenza ma tutti, la sera, ne prendono un pezzo e se ne vanno a casa, spensierati: solo “Nell’aria, un pianto… d’una capinera/che cerca il nido che non troverà”.