Non è facile raccontare le emozioni, le sensazioni, le paure vissute la scorsa notte per chi, come me, è uscita miracolosamente illesa dal terremoto che ha devastato L’Aquila la notte del 6 Aprile 2009. Lì ho lasciato un pezzo di cuore, la città che mi ha ospitato durante gli studi universitari si è sbriciolata in 30 miseri secondi. Quel ricordo è sempre vivo ma ieri sera è tornato sottoforma di incubo tra le mura di casa mia; momenti di terrore che hanno riscoperto ferite mai rimarginate.
La situazione che si presenta è sempre la stessa: attimi infinitamente lunghi, interminabili, in cui mille pensieri affollano la mente e non sai a quale dare la precedenza. Non è facile perchè i rumori già ascoltati, le urla già udite quella notte del 2009 si ripresentano, attuali e veri dentro casa tua, dentro la tua famiglia, tra la tua gente.
Quando arriva ti destabilizza, ogni volta ti coglie impreparata; ha l’abilità di sorprenderti perchè non avverte. Arriva con quell’inconfondibile boato che crea una sensazione di vuoto allo stomaco e appena realizzi cosa sta per succede, già si è palesato con la scossa. Ed è lì che ti senti piccola piccola, in preda al panico, terribilmente impotente nei confronti di una forza incontrollabile. A questa poi si aggiunge il destino che può essere con noi padre buono o patrigno malvagio, bisogna starci, non possiamo nulla.
A Forcella di Pescosolido la scossa si è sentita forte e chiara, il movimento sussultorio ha buttato tutti fuori casa. Il comune sentimento di frustrazione e la consapevolezza di non poter far nulla per fermarlo ha subito lasciato il posto alla commozione di sapere tutti bene nonostate i danni alle abitazioni del centro storico. Le persone più anziane, accorse per strada dallo spavento, associavano al boato del terremoto il rumore dei bombardamenti vissuti durante la seconda Guerra Mondiale ma, nonostante tutto, si davano coraggio per affrontare la notte. E’ stato tremendo leggere nei loro occhi la paura ma allo stesso tempo la speranza che la bestia nera ci avesse solo salutato per poi non arrivare più.
Quando senti il pericolo incombere su i tuoi affetti, sul tuo paese, su le tue strade la cosa assume un significato maggiore. Sai quanto può far male e vuoi che non accada mai più.
Eventi come questi portano a riflettere sul senso delle vita, sull’importanza che diamo agli avvenimenti, sulle parole non dette o le cose non fatte; ed è in momenti di difficoltà come questi che trovo nel mio paese, nella mia gente una forza straodinaria, uno spirito di fratellanza che unisce, le origini ti abbracciano e non ti lasciano più. Speriamo tutti che questo sia per noi un semplice ricordo da raccontare in vecchiaia.
Silvia B.