Venerdì 24 marzo, alle ore 9.30, presso il Teatro Comunale di Alvito, amministratori, esperti, cittadini ed associazioni del territorio sono chiamati a riflettere sul futuro delle risorse idriche della nostra area.
Prima dell’estate 2022, il presidente uscente della Regione Lazio Nicola Zingaretti aveva proclamato, attraverso un decreto, seguito poi da vari atti amministrativi, lo stato di calamità regionale a causa dell’emergenza siccità, questo fino al 30 novembre scorso.
Con quel provvedimento, si leggeva, veniva proclamato “lo stato di calamità naturale” per l’intero territorio regionale fino alla data del 30 novembre 2022 a causa della “grave crisi idrica determinatasi per l’assenza di precipitazioni meteorologiche ed in conseguenza della generalizzata difficoltà di approvvigionamento idrico da parte dei Comuni”.
Con quel documento si decretava anche di prendere atto che “per la gestione dell’emergenza idrica per il sostegno alle popolazioni e alle attività produttive sono indispensabili misure di natura straordinaria ed emergenziale” e si richiedeva alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, “di valutare la dichiarazione dello ‘stato di emergenza’, ai sensi dell’articolo 24, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, sulla base della evoluzione degli scenari di severità idrica in corso, provvedendo alla successiva trasmissione dei dati e del quadro dei fabbisogni per la verifica della sussistenza dei requisiti e dei presupposti al fine di fronteggiare adeguatamente la situazione emergenziale”.
Cosa è successo da allora? Quel famoso stato di calamità naturale è stato superato o lo scenario è ancora più drammatico? Queste sono solo alcune delle domande che saranno poste nel corso della Tavola Rotonda dal titolo SICCITÀ: È TEMPO DI AGIRE, promossa dall’Associazione BioDistretto Valle di Comino, congiuntamente al coordinamento dei Biodistretti della Regione Lazio.
Stando ai recenti dati pubblicati dall’Autorità di Bacino, le aree che in questo momento sono considerate a “severità media” di rischio sono il Lazio Meridionale e l’area di Frosinone (Ato-5), Lazio Centrale (Rieti) e Lazio Nord (viterbese), tutte in peggioramento. Nell’area di Roma e Latina invece il rischio idrico ha ancora una “severità bassa.
Laghi e fiumi sono in forte sofferenza, quasi in secca come la scorsa estate, mentre in montagna è scarsa la neve accumulata: a metà febbraio, in Italia, è allarme siccità. A livello nazionale preoccupa la carenza di neve con il 53% in meno sull’arco alpino (dati Legambiente), mentre il bacino del Po fa registrare un deficit del 61% (fonte Cima Research Foundation). Secondo l’OMS, con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno, l’Italia è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l’approvvigionamento idrico della Penisola. Com’è la situazione? Quali sono i bacini più a rischio e qual è il rischio reale di rimanere senz’acqua? Addirittura, senza acqua potabile?
Quale il futuro per il territorio regionale e per un’area come quella della Valle di Comino? Che conseguenza avrà questa situazione sull’agricoltura e sulle famiglie? Potremo continuare a utilizzare acqua con gli stessi criteri adottati fino ad ora? Vi aspettiamo il 24 marzo per cercare di dare uno stimolo alla risposta di queste domande, insieme alle istituzioni di competenza, ai Sindaci, ai tecnici e ai cittadini.
Foto d’archivio