Nel 2022, in Italia, nuove superfici di cemento e asfalto hanno coperto 76,8 km2 di superfici naturali e agricole, facendo registrare un incremento del 10,2% del consumo di suolo rispetto al 2021. Questo è quello che emerge dall’ultimo report del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), riferito al consumo di suolo nel nostro Paese.
Questa non è una buona notizia, perché il suolo garantisce non solo una ricca biodiversità, ma è anche fonte di acqua, combustibili e materie prime. Analizziamo la situazione nel nostro Paese e vediamo perché è necessario intervenire urgentemente con politiche nuove sul consumo del suolo.
Cos’è il suolo e perché è importante
Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, acqua, materie organiche e organismi viventi. Un suolo in buone salute è non solo un’importante arma di difesa contro i cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi, come siccità e inondazioni, ma anche un deposito di carbonio.
L’utilizzo di materiali artificiali come asfalto e calcestruzzo per la costruzione di edifici o strade causa un degrado del suolo, che non è più in grado di assorbire CO2 né di regolare flussi idrici e garantire la biodiversità.
Una volta che la funzione del suolo è stata compromessa, inoltre, occorrono milioni di anni per produrre nuovi centimetri di terra. Proprio per questo motivo l’Unione Europea ha definito il suolo una risorsa finita e non rinnovabile.
La situazione in Italia
Nel nostro Paese la copertura artificiale del suolo è di 21.500 km2, che equivalgono al 7,14% del territorio nazionale. È interessante notare che, a causa della conformazione del nostro territorio, di fatto solo il 59,9% della superficie è considerata utile per costruire.
Arriviamo quindi ai dati indicati nell’ultimo report SNPA. Il consumo di suolo nel periodo 2021-2022 è stato di 76,8 km2, pari a 19,4 ettari al giorno di suolo consumato, che equivalgono a circa 27 campi da calcio sottratti ogni giorno a terreni agricoli e naturali. Il dato preoccupante è che questo valore è in crescita del 10,2% rispetto all’anno precedente, come evidenziato dal grafico qui sotto che mostra un trend di aumento del consumo di suolo negli ultimi anni.
Fonte: elaborazione dati ISPRA su cartografia SNPA.
La situazione regionale e provinciale: una crescita non omogenea
Nell’anno 2022 i maggiori aumenti di consumo di suolo si sono registrati in Lombardia (908 ettari in più), Veneto (739 ettari), Puglia (718 ettari), Emilia Romagna (635 ettari) e Piemonte (617 ettari). In termini assoluti, la regione più edificata risulta essere la Lombardia, con oltre 290.000 ettari di territorio occupato. Il 13,5% del suolo consumato in Italia si trova in Lombardia, che però occupa meno dell’8% del territorio italiano.
Se consideriamo il consumo di suolo regionale rapportato alla popolazione, i valori cambiano: come si evince dal grafico sotto, che indica il suolo consumato pro capite nel 2022, il Molise è in testa (598 m2 per abitante), seguito da Basilicata (588 m2 per abitante) e Valle d’Aosta (569 m2 per abitante).
Fonte: elaborazione dati ISPRA su cartografia SNPA.
Per quanto riguarda le province, ovviamente le grandi città giocano un ruolo importante. È infatti in 14 città metropolitane che si concentra più di un quinto (il 22%, oltre 4.600 km2) di tutto il suolo artificiale in Italia.
In termini assoluti, abbiamo la città metropolitana di Roma con la maggiore superficie consumata nel 2022 (70.300 ettari, in crescita di 235 ettari rispetto al 2021). Al secondo posto incontriamo Torino (58.500 ettari, 168 ettari in più) e Milano (50.000 ettari, 184 ettari in più).
Per quanto riguarda il suolo consumato in rapporto alla superficie, la provincia con la percentuale di suolo artificiale più alta è quella di Monza e Brianza (41% del suolo consumato in rapporto alla superficie), seguita da Napoli (35%) e Milano (32%), seguita da Trieste (21%), Varese (21%), Padova (19%) e Treviso (17%).
Vista della città di Monza
Come prevenire il consumo di suolo
I conglomerati urbani vedono l’afflusso sempre maggiore di persone e con esse il bisogno di costruire nuove abitazioni e potenziare il sistema infrastrutturale, attività che comportano un estensivo consumo del suolo. Cosa si può fare quindi per minimizzare questo danno ambientale?
La Commissione Europea ha stabilito un ordine di priorità, il cui obiettivo è l’azzeramento del consumo di suolo entro il 2050. Per arrivare a questo traguardo si prevede di dare priorità entro il 2030 al riutilizzo di terreni già costruiti e alla bonifica di suoli contaminati. Laddove questo non fosse possibile, le raccomandazioni sono di utilizzare aree già degradate. Si parla infatti di rigenerazione urbana, che prevede la riqualifica di zone edificate abbandonate. Questa pratica, oltre ad avere una valenza sociale perché contrasta il degrado, è uno strumento per evitare il consumo di suolo, intervenendo sull’esistente.
In Italia è stato avviato nel 2021 un processo per stabilire al più presto una strategia nazionale per mitigare il consumo di suolo, che è ora lasciata in mano a provvedimenti regionali.
Credits: Geopop