Non è il patrono della città, ma è venerato come se lo fosse, anzi di più!
Sora si prepara ad onorare la ricorrenza di San Rocco, e lo fa, come sempre, con la più classica delle processioni, lunga, faticosa, snodata per le vie della città sotto il sole che picchia, ma che dà la misura, in termini di partecipazione, della grandissima devozione dei sorani per il santo di Montpellier.
Così, nell’era della digitalizzazione, resiste in riva al Liri la tradizione – tenuta in vita tanto da uomini che donne – di prendere parte al corteo sacro a piedi nudi, talvolta anche recando al collo un pesante cero, in segno di penitenza, riconoscenza, voto. A piedi scalzi, sull’asfalto che scotta e che punge. A Sora, solo in onore di san Rocco i fedeli si prestano a tanto.
E proprio in coincidenza con la festività del 16 Agosto, Rodolfo Damiani ha diffuso una ‘summa’ della vita del Santo, dal titolo “Fede e carità – Rocco di Montpellier: un Santo singolare”. Da questo studio, riportiamo alcuni elementi illustrativi della vita di San Rocco: nato intorno alla metà del 1300 da una famiglia agiata, fu festeggiatissimo, perché questa nascita arrivò quando i genitori erano molto avanti negli anni e avevano perso la speranza di avere un figlio. Frequentò scuole prestigiose e ricevette un’educazione molto religiosa da parte della madre, che lo indirizzò anche verso una grande devozione nei confronti della Vergine Maria. Perduti i genitori in giovane età, Rocco distribuì i suoi averi ai poveri e andò in pellegrinaggio verso Roma. In Italia, durante le epidemie di peste, invece di rifuggire dai malati, correva in loro aiuto. Ad Acquapendente e, successivamente, in altre città, benedicendo gli appestati, il contagio terminò. Giunto a Roma, guarì il fratello di papa Urbano V, che successivamente incontrò. Di ritorno a Montpellier, si fermò a Piacenza, dove era in corso una epidemia di peste e, questa volta, rimase contagiato. Per non appestare gli altri, si rifugiò in una grotta, lungo il fiume Trebbia. Si narra che un cane (il Santo è infatti rappresentato con un cane nella iconografia sacra), ogni giorno, gli portasse un pezzo di pane sottratto alla mensa del suo padrone, un nobile che, poi, seguendo la bestiola, giunse fino alla grotta e a Rocco, soccorrendolo e facendolo guarire. Il nobile rimase talmente affascinato dalle sue parole che si convinse a cedere anch’egli ai poveri il suo patrimonio. A Voghera, Rocco, mentre cercava ancora di tornare a Montpellier, avvolto da stracci e provato dalla malattia, fu scambiato per una spia e incarcerato senza processo, sebbene il governatore fosse suo zio, dal quale fece di tutto per non farsi riconoscere. Rocco morì in prigione nella notte tra il 15 e il 16 Agosto, all’età di 32 anni.