Solo l’autopsia potrà fornire informazioni e dati fondamentali per stabilire quando e, soprattutto, come è morta Samanta Fava. Gli esiti delle indagini e le responsabilità di cui dovrà rispondere Tonino Cianfarani, l’uomo nella cui casa sono stati rinvenuti i poveri resti della donna scomparsa oltre un anno fa, dipendono in larga parte da quello che verrà certificato dal medico legale. Altri elementi, ovviamente, potrebbero invece emergere dall’interrogatorio a cui l’uomo sarà sottoposto. Tonino Cianfarani era da tempo sotto stretta osservazione da parte degli uomini delle Forze dell’ordine, essendo colui che frequentava Samanta. Qualche settimana fa, aveva raccontato agli inquirenti di essersi disfatto del corpo della donna, gettandolo nelle acque del fiume Liri, dopo che Samanta era morta per un malore improvviso. Tuttavia, le ricerche dei sommozzatori non avevano dato alcun esito. Il suo racconto, comunque, non aveva convinto gli inquirenti e gli accertamenti erano proseguiti. Fino all’altra sera, quando in una abitazione dell’uomo ubicata proprio sulla piazza di Fontechiari, murato dietro una parete, è stato ritrovato il corpo della donna. Il cadavere è apparso saponificato, probabilmente a causa della mancanza di circolazione di aria nel locale in cui è stato murato. Gli accertamenti autoptici dovranno dire, innanzitutto, a quando risale il decesso. Samanta era scomparsa ad inizio del mese di Aprile dello scorso anno: può essere che sia morta la sera stessa in cui di lei non si è saputo più niente? E dove è morta? In quella casa o altrove? E, soprattutto, cosa ha causato il suo decesso? Un malore o la morte è stata violenta? E quale è stato il ruolo di Tonino Cianfarani? Davvero ha voluto solo disfarsi del corpo per paura di essere accusato ingiustamente o le sue responsabilità sono ben più gravi di quanto egli stesso non abbia ammesso fino ad ora? Al momento, l’uomo deve rispondere di omicidio e occultamento di cadavere.