Un macchinario fondamentale, quello per la risonanza magnetica, costato un miliardo e mezzo di vecchie lire, da un anno e mezzo – esattamente dal marzo del 2011-, è fermo nei locali del vecchio ospedale del capoluogo, l’Umberto I.D’altro canto però i pazienti della Asl di Frosinone che invece di questo esame hanno bisogno, magari urgentemente, si ritrovano ad attendere per mesi: gli unici macchinari attualmente funzionanti nella sanità pubblica della provincia sono collocati presso il nuovo ospedale di Frosinone e presso l’ospedale di Cassino e funzionano solo cinque giorni a settimana. La richiesta dell’utenza naturalmente è elevatissima e la conseguenza è che a prenotare un esame oggi, l’appuntamento viene fissato per il 20 marzo 2013. Oppure, la soluzione più semplice è rivolgersi alla sanità privata, ben più costosa ma decisamente più veloce. La denuncia è dell’associazione Cittadinanza Attiva-Tribunale dei diritti del Malato che al manager Carlo Mirabella la questione l’ha posta già mesi fa.
Era il settembre del 2011: «Allora il manager assunse l’impegno di trasferire entro il 15 gennaio 2012 la macchina al polo oncologico di Sora – hanno detto Renato Galluzzi e Tullio Rapone – e di far funzionare a breve quella di Frosinone anche il sabato e la domenica, così da ridurre i tempi d’attesa».
«Questi due impegni – ha scritto Renato Galluzzi anche in un sollecito alla Asl inviato il 13 giugno ma rimasto senza risposta – sono stati clamorosamente inattesi con grave danno economico prodotto alle finanze della Asl (visto che comunque la manutenzione della macchina ferma costa 90.000 euro annui) e il grave disagio che stanno subendo i cittadini».
Il macchinario attualmente fermo del resto, con i suoi 300 esami al mese, contribuiva notevolmente all’abbattimento delle liste d’attesa che oggi si estendono per mesi, appunto. Non è l’unico caso e non è una novità: attualmente per un ecodoppler, l’oculistica, l’ecografia e la radiologia l’attesa è di un anno (appuntamenti a luglio 2013).
«Peggio ancora va per ematologia e ortopedia – concludono Galluzzi e Rapone – in questi casi, essendo le richieste troppo elevate le prenotazioni sono state addirittura bloccate».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 26 Luglio – 12:49