Torna a farsi rosea la prospettiva di un prossimo futuro con una lenta ma progressiva diminuzione delle restrizioni dovute alla pandemia. Riaprono gradualmente attività economiche ferme da mesi, e si cerca di puntare sul nostro Paese, sulle sue risorse artistiche, paesaggistiche, enogastronomiche, per rimettere in moto un sistema economico che arranca sotto i colpi di grazia del Covid-19.
Il settore turistico rappresenta per l’Italia una voce importante del Pil, con ripercussioni positive a cascata in tutti i settori produttivi. Ed è proprio su questo che bisogna puntare, per rendere di nuovo appetibili le mete italiane non solo per gli stessi cittadini, ma anche per i turisti stranieri, e per far questo una leva fondamentale su cui poggiare potrebbe essere il “turismo esperenziale”. Come già accennato nella scorsa settimana, si tratta di una ricerca verso la differenziazione per soddisfare le più svariate esigenze di un turista sempre meno massificato, che cerca nella vacanza qualcosa di unico, di genuino, di indimenticabile.
Viene spostato il baricentro, ponendo l’attenzione e la cura verso un nuovo approccio al viaggio, che mette al centro la persona, i suoi ricordi, le sue emozioni, affinché possa vivere un’esperienza intima unica. Per questo è importante l’interazione con le persone, la storia e le tradizioni dei luoghi, attraverso l’offerta di attività che coinvolgono tutti i sensi creando connessioni a livello fisico, emotivo, spirituale, sociale e intellettuale.
Un turismo esperenziale che ha portato alla nascita e allo sviluppo di start up innovative in questo settore, che hanno come mission la soddisfazione e di riflesso la fidelizzazione del cliente, il turista, facendo in modo che torni a rivivere una nuova vacanza e diventi il maggior promoter del prodotto turistico che ha vissuto in prima persona.