I termovalorizzatori sono uno strumento validissimo per ricavare energia e calore dalla combustione dei rifiuti.
Il Team Geopop è andato a vedere tutti i passaggi. Anzitutto si deve fare una debita spiegazione: a differenza degli inceneritori, che bruciano semplicemente rifiuti residui, i termovalorizzatori hanno dei sistemi di recupero del calore derivante dalla combustione.
Il primo passaggio è l’arrivo dei camion con i rifiuti presso l’impianto – solitamente indifferenziato di origine urbana – che viene sottoposto a controllo radiometrico prima di essere scaricato all’interno di una fossa. In quest’ultima, una speciale gru (la “benna a polipo”), dopo aver mischiato i rifiuti, li preleva e li fa cadere in una delle tramogge di carico che li porta su una delle griglie inclinate dove verranno bruciati.
Le temperature all’interno dei forni sono comprese tra gli 850 e 1200 °C e i residui dalla combustione che vengono raccolti sotto ciascuna griglia prendono il nome di ceneri pesanti; i fumi, invece, vengono convogliati in un’apposita caldaia. Da ciascuna caldaia una parte del calore viene utilizzata per ottenere vapore che aziona la turbina. Questa è collegata ad un alternatore all’interno del quale si produce energia elettrica sufficiente a fornire elettricità. Un ulteriore flusso di vapore consente di produrre calore per teleriscaldamento, in un‘ottica di piena economia circolare.
I fumi, una volta rilasciato gran parte del loro calore, vengono trattati in un percorso composta da in diversi stadi per eliminare le sostanze inquinanti in essi contenute e rispettare i parametri previsti dalla legge; i rifiuti residui invece vengono inviati ad appositi impianti per il loro trattamento e successivo recupero o smaltimento, a seconda della tipologia.
Per affrontare l’argomento “termovalorizzatori sì o no” è necessario quindi essere analitici e avere una visione a 360°: le nostre società oggi, infatti, producono rifiuti e al momento è impossibile riciclarli al 100%. La parte non riciclata può andare solamente in discarica o in un termovalorizzatore, con la differenza che nel secondo caso non solo possiamo ridurre il volume dello scarto finale ma possiamo anche ricavarne energia e calore.
Ad oggi, dal punto di vista tecnologico non ci sono alternative più valide. La vera alternativa sarebbe raggiungere una percentuale di riciclo totale, ma la realtà dimostra, almeno per ora, che è un pensiero che trova spazio solo nel mondo ideale. Non c’è dubbio che molto dipende da noi cittadini e dal nostro impegno quotidiano nel fare bene la raccolta differenziata.
Alessandro Rea
Credits: Geopop