Nella tarda serata di ieri, alle ore 22 circa, giungeva sul 113, la segnalazione di un furto avvenuto sul treno regionale proveniente da Napoli e diretto a Roma.
La sala operativa inviava prontamente alla stazione di Latina scalo le due Volanti impegnate in servizio di controllo del territorio.
All’arrivo del treno, gli operatori venivano contattati dal richiedente il quale riferiva di aver assistito al furto di un telefono cellulare, da parte di due giovani, ai danni di un passeggero che stava dormendo.
Il richiedente riferiva altresì di essere intervenuto cercando di far desistere i ladri, ma questi lo avevano minacciato di “spaccargli la testa se non stava zitto”.
Il testimone, impaurito, si era allora allontanato dalla carrozza, rifugiandosi in coda al treno, e unitamente al capotreno aveva chiesto l’intervento della Polizia.
Dalla descrizione fornita dal testimone, si riuscivano ad individuare gli autori del furto, che fingevano di dormire e che una volta riconosciuti dal testimone, iniziavano ad inveire contro di lui, anche alla presenza dei poliziotti, che però li bloccavano, dopo che uno dei due cercava anche di sottrarsi all’arresto, provando a scappare dal treno.
Gli agenti rintracciavano anche la persona derubata che provvedeva a formalizzare la denuncia.
Dalla perquisizione personale non si rinveniva il telefono, di cui gli stessi si erano già disfatti, ma nello zaino di una delle due persone venivano trovate delle pinze ed un coltello, sottoposti a sequestro.
Le due persone venivano quindi condotte in Questura ed identificate per TROIANELLO Angelo, nato a Marigliano (NA) il 23.03.1980 e DE LUCA Maurizio, nato a Napoli il 14.01.1981, entrambi con numerosi precedenti di polizia.
Dopo le formalità di rito, i due venivano arrestati per rapina impropria in concorso e resistenza a pubblico ufficiale.
Il De Luca veniva inoltre denunciato per violazione dell’obbligo di dimora nel Comune di Brusciano (NA) con permanenza nella propria abitazione dalle 20.00 alle 8.00; il Troianello veniva denunciato per porto abusivo di arma.
Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria gli stessi venivano tradotti presso la locale Casa Circondariale