di Stefano Di Palma
Al catalogo di Pasquale De Angelis si ascrive anche un quadro conservato nel santuario campestre della Madonna della Vittoria di Posta Fibreno eseguito entro la fine del secolo XVIII. La piccola chiesa sorge a circa un chilometro dall’abitato sull’antico percorso che collega il lago a Campoli Appennino; la fondazione dell’edificio è stata ricondotta variamente tra i secoli XIV e XVI.
La principale immagine di culto è oggetto di particolare venerazione in quel Comune; la sacra immagine, in occasione dei festeggiamenti annuali ricorrenti la prima domenica di ottobre, viene trasportata a spalla in processione con l’ausilio di una macchina processionale costituita da una struttura lignea composita e rivestita in foglia d’oro e d’argento. Il corteo religioso parte dal santuario e termina nella centrale chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta dove il quadro rimane esposto alla pubblica venerazione dei fedeli per tutto il mese di ottobre; infine scaduto quel tempo una nuova processione garantisce il rientro del dipinto nella sede originaria. Durante queste celebrazioni si omaggia l’immagine con due corone d’oro che si posizionano sulle teste della Madonna e del Bambino; per sostenere il peso e consentirne l’ancoraggio dal retro senza gravare sul quadro, in passato è stato modificato il telaio con l’aggiunta di una tavoletta lignea collocata nella parte alta e per agevolare tale operazione anche la tela presenta quattro fori corrispondenti.
Nel corso del tempo l’opera è stata oggetto di diversi restauri dei quali si evidenziano almeno quattro recuperi sicuri compiuti a partire dal 1864-65. Con il ripristino compiuto nel 1984 dal dott. Domenico Ruma è stata rinvenuta nella tela la firma del pittore e il relativo formulario che connota parte della sua produzione: “PASCHALIS DE ANGELIS – TERE CASALVERIJ PIGEBAT”.
Il titolo sotto il quale si venera la Madonna della Vittoria nel santuario di Posta Fibreno è strettamente associato ad un evento storico. Il culto della Madonna della Vittoria risale infatti al 1572, anno in cui papa Pio V (1566-1572) istituisce tale celebrazione per ricordare il successo della Battaglia di Lepanto, combattuta il 7 ottobre del 1571 e conclusasi con la vittoria riportata dalla flotta della Lega Santa su quella dell’Impero Ottomano; poiché la battaglia era stata guadagnata la prima domenica d’ottobre, in cui a Roma le confraternite del rosario svolgevano le loro processioni in onore della Vergine, papa Pio V considerò l’autrice della vittoria la Madre di Cristo e ordinò che ogni anno nel giorno dell’anniversario dello scontro si celebrasse una festa di ringraziamento come commemorazione della nostra Donna della Vittoria; il 1 aprile del 1573, il successore papa Gregorio XIII (1572-1685) stabilì che la ricorrenza venisse in seguito celebrata come festa del Rosario la prima domenica di ottobre.
Se la fondazione del santuario di Posta Fibreno risale al secolo XVI si collega dunque a questi eventi storici, se già esistente dal secolo XIV il culto risente di questi avvenimenti; del resto con l’avvio della devozione promossa dai citati papi, in Spagna e in Italia, ossia i paesi più minacciati dai Turchi, sorsero ben presto chiese e cappelle dedicate a Maria della Vittoria.
L’impostazione iconografica del dipinto di De Angelis evidenzia queste implicazioni storiche. Con la Madonna e il Bambino sono raffigurati tre santi tra i quali spicca con certezza san Domenico di Guzman; a lui si deve la diffusione della pia pratica del rosario in seguito ad una visione mariana ricevuta nel 1208. Alla Battaglia di Lepanto allude invece lo scontro tra flotte nemiche che si affrontano in mare che Pasquale dipinge nella parte bassa della tela.
Come anticipato si tratta di un’opera rimaneggiata e, soprattutto nei casi degli interventi più antichi, probabilmente anche in quelli non documentati, sono state provocate alcune alterazioni che rallentano in prima battuta la percezione diretta del linguaggio dell’autore. Tuttavia, oltre il dato essenziale costituito dalla firma, il gergo dell’esecutore è ben riconoscibile come si nota ad esempio in alcune fisionomie provviste di quella marcata canna nasale che connota tanti suoi volti, nell’aderenza del viso della Vergine con quello della Madonna della Misericordia dipinta per la chiesa di Caprile a Roccasecca nonché l’apertura dell’apparizione oltre uno scenico tendaggio (dunque il riuso di precedenti elaborazioni che è un tratto tipico nell’agire del De Angelis) e, nel complesso, nelle ingenuità che si riscontrano nei suoi lavori.
Questo dipinto attesterebbe però un cambiamento stilistico in cui le rigidità delle opere precedenti si stemperano generando delle forme più dolci, i colori si fanno più luminosi e si mette in atto una maggiore cura nella resa dei dettagli. Tali soluzioni trovano senso se visti come un raggiunto risultato dovuto alle esperienze accumulate nel passato, una sorta di microevoluzione, il massimo che si può dare entro delle capacità artistiche indubbiamente circoscritte (cfr. S. DI PALMA, 2017).
[Foto di Gianna Reale]