I Carabinieri della Compagnia di Cassino, sotto il coordinamento della D.D.A. di Roma, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Roma nei confronti di undici soggetti, parte dei quali appartenenti ad un’unica famiglia di etnia rom stabilmente residente nel quartiere popolare San Bartolomeo di Cassino.
Con l’operazione convenzionalmente denominata “San Bartolomeo”,i soggetti sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana, intestazione fittizia di beni, tentata estorsione, usura e truffa aggravata.
L’indagine iniziale, della Procura della Repubblica di Cassino, è partita a seguito dell’esplosione, nella notte del 28 ottobre 2015, di un ordigno che danneggiava l’interno del circolo ricreativo “San Bartolomeo” sito nell’omonimo quartiere di Cassino, appartenente alla famiglia rom destinataria della misura cautelare.
LIl grave episodio, di natura chiaramente intimidatoria, si incardinava nell’ambito di una guerra fra clan rivali nata dal mancato rispetto dell’accordo con il quale gli attuali indagati si erano impegnati ad effettuare l’attività di spaccio.
Con separata e parallela attività di indagine, la Compagnia Carabinieri di Cassino, coordinata e diretta dalla DDA di Roma, ha scoperto prima il clan rivale, legato alla criminalità organizzata di ascendenza campana.
Quest’ultima attività invece, ha consentito di accertare che tutti i componenti della famiglia rom gestivano in prima persona, e con l’ausilio di due pusher di fiducia, una grande attività di spaccio di sostanze stupefacenti.
Le investigazioni hanno consentito di eseguire numerosi sequestri penali e amministrativi di droga, hanno evidenziato che l’attività di spaccio gestita dalla famiglia rom veniva svolta prevalentemente nelle due abitazioni in uso ai componenti, costituite da due appartamenti posti al terzo e quarto piano dello stesso stabile di edilizia popolare situato nel quartiere S.Bartolomeo, nonché nel vicino omonimo circolo ricreativo, comoda copertura per la vera attività cui era dedito l’intero clan.
Il nucleo familiare, per lo spaccio al dettaglio, si serviva di due pusher, due giovani fidanzati di Cassino, che veniva effettuato nei pressi di luoghi di ritrovo dei giovani cassinati o direttamente preso le abitazioni di quest’ultimi con consegne a domicilio.
L’indagine ha consentito di accertare che una delle donne appartenente al clan dei rom, dopo aver spacciato a credito ad una tossicodipendente cospicui quantitativi di cocaina, applicava un tasso usurario al debito contratto dalla sua cliente, arrivando a chiedere, a fronte di un debito di droga pari a 3.000 euro, fino a 1.000 euro
E’ stato anche accertato che la famiglia rom, simulando di essere residente nell’alloggio popolare ove avveniva l’attività di spaccio, fatto non corrispondente al vero perché la reale assegnataria si era trasferita altrove, ottenevano l’ingiusto profitto dell’assegnazione del predetto alloggio pur non avendone il diritto.
Parallelamente all’attività d’indagine sullo spaccio sono stati svolti anche accertamenti patrimoniali accertando che i componenti della famiglia rom, pur dichiarando redditi che lambivano la soglia della povertà, conducevano un tenore di vita agiato ed erano intestatari, anche per interposte persone, di terreni e abitazioni di valore sproporzionato alle loro condizioni di vita economiche.
Per tali motivi il GIP di Roma ha disposto il sequestro preventivo di tre alloggi popolari, tre terreni, due ville e un circolo ricreativo, tutti ubicati nel territorio del cassinate per un valore stimabile in circa 800.000 euro.