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Nuova vita ai tessuti

Riutilizzare, rinnovare, riciclare… parole chiave per identificare uno stile di vita e dei processi industriali e manifatturieri: oggi vediamo i tessuti.

Ogni anno si producono circa 110 milioni di tonnellate di fibre tessili: questa è la stima relativa al 2018, ma nel 2025 si stima raggiungeremo più di 130 milioni di tonnellate di tessile prodotto. Secondo i più recenti dati disponibili, di questa enorme quantità solamente il 10-15% viene riciclato, per cui l’85% dei vestiti e dei prodotti tessili, dopo l’utilizzo, finisce in discarica. Il riciclo di vestiti è una pratica ancora molto poco diffusa ma sta crescendo ed è un ottimo esempio di economia circolare.

Principalmente si parla di LANA e CASHMERE e le fasi del riciclo si sintetizzano così:

  1. Recupero tessile: La primissima fase inizia con il recupero delle materie tessili. Un grossa parte proviene dagli scarti industriali mentre l’altra proviene da enti di raccolta che si occupano del ritiro e dello smistamento del tessile urbano. Verranno quindi smistati dividendo quelli in buono stato che saranno lavati e sanificati e reimmessi nel mercato o donati, da quelli recuperabili per usi industriali o per la creazione di nuovo filato.
  2. Sorting: In questa fase i ritagli tessili subiscono un processo di selezione in cui gli addetti separano a mano i materiali non riciclabili (cerniere, bottoni, elastici, fodere ecc) e li suddividono per colore e composizione. In alcuni casi il sorting può essere anche effettuato da macchinari. Una volta che i vecchi capi sono stati smistati vengono ammassati in grosse pile che vengono stoccate negli stabilimenti in attesa della fase successiva.
  3. Stracciatura: In questa fase gli stracci vengono sfibrati passando attraverso una serie di lame e ghigliottine per sminuzzare e aprire i tessuti riducendoli in brandelli e fili. Il tutto può avvenire a secco o in un bagno d’acqua che lava e ammorbidisce le fibre. Il risultato è una “nuova” fibra di lana riciclata che viene poi asciugata tramite dei getti d’aria.
  4. Miscelazione e tintura se necessaria: Si possono ottenere diversi colori mischiando varie lane assieme creando un blend, oppure tingendo il prodotto. Se si dividono i tessuti per colore durante il sorting, questa fase può non essere necessaria, risparmiando acqua e coloranti.
  5. Cardatura: Durante questa fase la lana viene pettinata e districata, aprendone le fibre ed eliminandone le impurità presenti. Questo passaggio viene fatto da rulli muniti di denti in metallo che stirano e pettinano le fibre, raddrizzandole, separandole e ordinandole in maniera parallela. Spesso in questa fase viene aggiunta una piccola percentuale di fibre vergini, perché quelle ottenute dalla stracciatura possono essere troppo corte per essere filate.
  6. Filatura: Le fibre rigenerate ottenute sono quindi trasformate in filato tramite l’azione di tiraggio e torsione. Si può creare un filo unico o unire assieme più fili per creare filati più resistenti. Avvolgendo il prodotto attorno a grosse bobine, ecco ottenuto un filato rigenerato pronto a dar vita a nuovi tessuti.

Quali sono i vantaggi della rigenerazione? Rispetto alla produzione di lana e cashmere da zero, i principali vantaggi del riciclare i tessuti sono:

Risparmio di acqua
Risparmio di coloranti
Risparmio di prodotti chimici
Risparmio di energia
Meno rifiuti che finiscono in discarica

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Credits: Geopop

foto: Pexels

Alessandro Rea