Da Natalino Coletta, esponente di Patto Democratico per Sora, riceviamo e pubblichiamo.
“Guardando le foto dell'incontro tenutosi presso il Parco di San Domenico tra cittadini e amministratori ho provato un sentimento di forte disappunto difficile da contenere, in quanto sono mesi che il ponte è crollato, sono anni che le manutenzioni sono state abbandonate da questa amministrazione; e oggi come d’incanto si fanno vivi pennacchi e pennacchioni per valutare cosa è successo e capire che cosa si può fare.
Sembra quasi che la città di Sora abbia confini molto estesi, come lo erano quelli dell'Impero Romano: ci vogliono mesi per venire a San Domenico a far finta di prendere in seria considerazione quanto accaduto.
Oggi mi domando unitamente a quanti in questi giorni mi hanno sollecitato a prendere posizione in tal senso, come possono questi personaggi in continua cerca di autore prendere in giro un intero territorio? Adesso il loro smisurato ego li porta pure a pensare di fare passerella laddove la loro azione amministrativa certamente inadeguata, è responsabile di sfaceli.
Ma per fortuna è finito il tempo dei bluff e nessuno crede più a questi buontemponi sempre in campagna elettorale e sempre pronti a promettere soluzioni ormai fuori tempo massimo.
Un pennacchione neo promosso vicesindaco (accompagnato da un pennacchietto), che va a San Domenico a far finta di interessarsi di problematiche che non gli competono nel modo più assoluto, invece di preoccuparsi della barbarie di un servizio mensa scolastica che non è partito, perché lui non è stato capace di difenderlo nell'ultimo bilancio; di azioni disastrose circa le attività sportive di associazioni e squadre in relazione agli impianti sportivi pubblici, di pessime edizioni dei Natali e delle Estati Sorane da cui è stata bandita anche la parola cultura.
Anche per questi motivi siamo sempre più convinti che questa amministrazione sgangherata alzasse le mani in segno di resa, un gesto questo di assoluta dignità; come siamo certi che la “stampella sinistroide” che tiene in vita il governo cittadino, alla prima occasione “staccherà la spina” e tornerà con la coda tra le gambe ad esercitare il ruolo che il popolo sovrano gli ha assegnato.