AGRICOLTURA

Marchi Dop e certificazione, la Camera di Commercio fa chiarezza

In risposta alle preoccupazioni espresse dagli imprenditori che operano nel sistema di certificazione delle DOP, l’Ente spiega perché è stato necessario rinunciare all’attività di Autorità pubblica di controllo

La sicurezza dei prodotti alimentari e la tutela della loro identità, costruita sull’alleanza tra agricoltura e territorio, è da sempre il quadro di riferimento a cui si ispirano gli indirizzi generali camerali. È questa la premessa che il presidente della Camera di Commercio Frosinone-Latina, Giovanni Acampora, ritiene necessaria in risposta alle preoccupazioni espresse dagli imprenditori che operano nel sistema di certificazione delle DOP “Fagiolo cannellino di Atina”, “Peperone di Pontecorvo” e “Pecorino di Picinisco”, a seguito della rinuncia dell’Ente Camerale all’attività di Autorità pubblica di controllo, stante la scadenza nei primi mesi dell’anno 2023 della relativa designazione da parte del Ministero delle politiche Agricole Alimentari Forestali.

Tale scelta si è resa necessaria – spiegano dall’Ente – dopo che, con l’entrata in vigore del D.Lgs n. 219/2016, di riordino delle funzioni e del finanziamento del sistema camerale, la vigilanza non è più un’attività finanziabile dal diritto annuale (tributo dovuto da tutte le imprese alla Camera di Commercio), ma rientra tra quelle da svolgere in regime di libera concorrenza, nel rispetto dei criteri di equilibrio economico-finanziario; pertanto, la prosecuzione dell’attività di Organismo di controllo avrebbe comportato l’applicazione di tariffe di gran lunga superiori a quelle attuali e, di certo, più onerose per le imprese anche rispetto a quelle praticate da organismi specializzati attualmente presenti sul territorio regionale e nazionale, dotati di una struttura qualificata, capaci di offrire servizi e schemi di valorizzazione consolidati.

Una rinuncia doverosa, dunque, e non un mero passo indietro, accompagnata anche dalla riflessione che il riconoscimento del marchio di qualità comunitario, potenzialmente capace di competere nei circuiti nazionali ed internazionali e di incidere significativamente sul territorio, sia in termini occupazionali che socio-economici, non abbia centrato negli anni l’obiettivo di creare l’auspicato valore aggiunto negli areali coinvolti, cedendo alla domanda di un prodotto comune e non certificato. Le tre D.O.P., infatti, quale riflesso di un progressivo disinteresse degli operatori della filiera, hanno registrato un’esiguità della produzione evidenziata dai dati relativi all’ultima campagna conclusa che riportano per la D.O.P. “Fagiolo cannellino di Atina”, un quantitativo di prodotto certificato di circa 23 quintali; per la D.O.P. “Peperone di Pontecorvo”, un quantitativo di prodotto certificato di circa 66 quintali e per la D.O.P. “Pecorino di Picinisco” nessuna certificazione di prodotto.

“Ad ogni modo – assicura il Presidente Giovanni Acampora – l’impegno dell’Ente camerale per la tutela del legame tra patrimonio alimentare e territorio continuerà, seppur con diverse modalità, prevedendo l’attuazione di strategie della qualità totale che includono parole d’ordine quali alleanza tra filiere produttive, potenziamento dell’attrattività commerciale attraverso la promozione del paniere che caratterizza l’offerta locale ed attuazione di politiche di valorizzazione di quelle produzioni che rappresentano un insostituibile strumento di racconto e fruibilità di luoghi e paesaggi del nostro territorio”.