IL NOSTRO APPELLO GIUNGA AL CUORE DI CHI DEVE DECIDERE.
In questi giorni di incertezza e di grande preoccupazione per le sorti dell’Ospedale di Sora “SS. Trinità”, la Chiesa locale non può tacere il suo disappunto per il piano di rientro delle spese sanitarie che si abbatte sulle vite di uomini e donne, lavoratori e lavoratrici, cittadini e cittadine, fedeli cristiani, persone di buona volontà già provati dalla crisi economica e dai precedenti interventi che hanno depauperato il nostro territorio di importanti risorse.
Abbiamo avuto modo di constatare più volte come il nostro Ospedale sia un imprescindibile punto di riferimento per i cittadini sorani e dei comuni limitrofi e molte sono le manifestazioni di gratitudine per la competenza professionale del personale e per l’amorevolezza di quanti, anche attraverso il volontariato, rendono presente in quel luogo il Cristo, buon samaritano e medico della anime.
Quest’ennesima lesione del diritto alla cure che si sta consumando ferisce il cuore materno della Chiesa locale preoccupata del destino di tutti ma soprattutto di coloro che sono più deboli perché anziani, soli, poveri e che vedono aprirsi sul loro cammino, già accidentato, una nuova e più ampia voragine nella quale rischiano di cadere.
Tristemente constatiamo come la necessità “di far quadrare i conti” lasci impregiudicati antichi e consolidati privilegi e nel frattempo porti lo Stato a retrocedere anche nella tutela della salute con una progressiva ritrattazione di un nobile impegno, consacrato nell’art. 32 della Costituzione, nei confronti dei suoi cittadini che saranno esposti a maggiori incertezze e ad una esistenza meno felice perché oppressa anche dalla preoccupazione di non avere cure accessibili.
Pertanto invitiamo coloro che hanno potere a non essere sordi, ad aprire il cuore al grido che sale da questo nostro territorio e a decidere pensando alla insicurezza dei nostri anziani, allo sguardo amorevole dei nostri bambini, alla mano tesa dei nostri poveri, all’anelito di sofferenza dei malati più gravi, alla disperazione di quanti vedono consumarsi la vita di una persona amata impotenti di evitarlo.
A tutti coloro che in questi giorni si stanno adoperando per evitare un tragico epilogo della vicenda esprimiamo la nostra vicinanza, la nostra partecipazione e il nostro incoraggiamento nella certezza che qualsiasi sforzo diretto alla difesa dei valori fondamentali del nostro vivere insieme, come il Diritto alle cure, è Amore per i deboli e quindi cosa gradita e benedetta da Dio che ha scelto la debolezza di un bambino per venire al mondo come ricorderemo nelle imminenti festività natalizie.
Nell’augurare a tutti buone feste auspichiamo che il Santo Natale illumini e riscaldi con la sua luce il buio della preoccupazione e il freddo della solitudine così come il sorriso del Bambino Gesù illuminò la notte dei Pastori e aprì un nuovo orizzonte nella storia dell’Umanità.
Mons. Alfredo Di Stefano