Secondo una vecchia tradizione locale di Sora e dintorni, durante la Settimana Santa, come forma di penitenza, non si mangia carne di pollo. Sebbene non ci siano prescrizioni ecclesiastiche in merito, secondo la credenza popolare, questa ‘regola’ sarebbe collegata ad uno degli accadimenti narrati nel Vangelo, ovvero il fatto che Pietro, dopo la cattura di Gesù, lo rinnegò tre volte – proprio come il Figlio di Dio gli aveva predetto – al secondo canto del gallo, quindi prima dell’alba
Dal Vangelo secondo Marco: Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù» ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile ed il gallo cantò. E la serva vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli» ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti chiesero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo» ma egli incominciò ad imprecare ed a giurare: «Non conosco quell’uomo che voi dite». Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte» e scoppiò in pianto. (14, 66 – 72).
Se quella di non mangiare carne di pollo per tutti i giorni della Settimana Santa appartiene solo alla tradizione popolare, di certo sono due le prescrizioni a cui i cattolici sono tenuti il Venerdì Santo, oltre che il Mercoledì delle Ceneri, ovvero:
- la regola del digiuno, che obbliga a fare un solo pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate. L’acqua e le medicine sia solide sia liquide si possono assumere liberamente.
- la regola dell’astinenza dalle carni, che non proibisce di consumare pesce, uova e latticini, ma proibisce di consumare, oltre alla carne, cibi e bevande che ad un prudente giudizio sono da considerarsi come particolarmente ricercati o costosi.