La poliedrica figura di Pietro Emiliani, enologo e Ufficiale di artiglieria, è stata tratteggiata da una insolita coppia di ricercatori di microstorie: Carlo Venditti e Roberto Molle. Colonnello in ausiliaria, Venditti è presente nel panorama editoriale per aver pubblicato libri ed articoli; Molle, avvocato e Presidente dell’Associazione Battaglia di Cassino, è noto nel frusinate per le conferenze in merito agli eventi storici connessi alla battaglia di Cassino. Per i tipi della Marvia edizioni di Voghera (PV) i due autori hanno pubblicato il libro Capitano Pietro Emiliani, l’enologo in uniforme – Vita e album fotografico di un artigliere romagnolo tra Somalia e Passo Halfaya 1935-1942.
Classe 1899, unico figlio di famiglia benestante con tanti interessi e passioni, Pietro è richiamato alle armi in artiglieria nel 1917; la nomina a Ufficiale è del dicembre 1918. Quale diplomato enologo nella prestigiosa scuola di Conegliano, è chiamato in servizio allo Stabilimento Vinicolo Militare di Lugo di Romagna e poi alla Direzione degli Stabilimenti Vinicoli del Ministero della Guerra. Congedato nel 1920 sposa Maria Cani, insegnante di francese, da cui ha due figli: Maria Luisa e Francesco; partecipa alla Marcia su Roma ma riconsegna poco dopo la tessera del Partito, esercita il commercio di vini viaggiando in Italia e all’estero. Nel 1935 è richiamato in temporaneo servizio in Somalia e disimpegna incarichi logistici all’Autogruppo della Somalia e all’Autocentro di Mogadiscio, rimpatriando nel 1938. Congedato nel ’39, è ancora richiamato nel 1940. Inviato in Africa Settentrionale, transita in vari reparti di artiglieria fino a marzo 1941, quando è posto al comando della neo-costituita 255^ Batteria controcarri da 47/32 della Divisione Savona, posta alle dipendenze del Corpo tedesco d’Africa (DAK).
La Savona, attestata a difesa delle posizioni del Passo Halfaya, circondata e bombardata dal mare e dal cielo diuturnamente, resiste eroicamente per due mesi fino al 17 gennaio 1942. La Divisione si arrende solo perché fiaccata dalla sete e dalla fame. Inviato in prigionia in India, il Cap. Emiliani autocostruisce un alambicco e produce grappa di prugne. A motivo delle patologie contratte per cause belliche, al rientro in Patria nel ‘46 è congedato. Riprende con il consueto dinamismo le attività in vari settori (tenuta di vigneti, commercio di attrezzature enologiche) spostando la residenza nell’ascolano. E’ molto attivo nell’ANMIG, ricoprendo anche cariche direttive. Nominato Colonnello in congedo, Pietro Emiliani muore nel 1986. Con l’introduzione dell’avv. Alessandro Campagna, e “innescato” dalla nuora Livia Bianchi, il libro presenta un ampio corredo fotografico, messo a disposizione dalla signora Livia.
“La microstoria è appassionante – dicono gli autori – al pari della Storia, ed è utile per ampliarne e approfondirne la conoscenza tramite le storie personali delle persone coinvolte negli eventi più grandi e protagoniste degli stessi. Abbiamo inteso con questo lavoro editoriale desiderato dalla signora Livia, far conoscere l’interessante figura di Pietro Emiliani, che ha attraversato periodi storici importanti caratterizzandosi con i suoi interessi e le sue competenze, in periodi difficili della nostra storia”.