Dall’Ufficio Stampa A.S.D. Volsci Rugby Sora, riceviamo e pubblichiamo:
Dalla “mischia” dello sport, tallonata dalla passione di chi ci crede sul serio ed è disposto a investire tempo e risorse, ne esce in percussione un’attività che, a dispetto di maglie e calzoncini sporchi di terra e sudore, è pulita e votata al fairplay. Torna dunque a far parlare di sé l’ASD Volsci Rugby Sora, società che è nata nel 2007, sulle ceneri della Vallecomino Rugby, la prima associazione a dedicarsi a questa disciplina nella provincia di Frosinone. Per questa stagione, il club bianconero dedicherà ancora le sue energie ai più piccoli, con corsi di mini-rugby che offrono l’esperienza di allenatori certificati, competenza e tutto l’indispensabile in fatto di materiale e logistica, a bambini e ragazzini con età compresa tra i 7 e i 13 anni e con la voglia di avvicinarsi a questo gioco meraviglioso.
Si, perché il rugby portato a conoscenza tra i giovanissimi del territorio, è per il 90% gioco e per il 10% rugby. L’ASD volsci spiega che le regole per i bambini sono completamente diverse da quelle per adulti: si impara a correre con la palla, a fermare l’avversario che è portatore dell’ovale, a superare la linea di meta; non sono però previste mischie e il contatto fisico è ridotto al minimo. L’esperienza scesa in campo dalla società e rivolta ai piccoli, ha alle spalle una storia di soddisfazioni: il rugby sorano conosce la sua definitiva consacrazione nella stagione 2009/2010, quando i bianconeri si aggiudicano il campionato interregionale di serie C Lazio-Campania, conducendo il torneo in testa alla classifica fin dalla prima giornata. Dopo una breve parentesi nel Campionato Abruzzese di serie C, terminata con un onorevole bronzo, i volsci rientrano nella loro terra d’origine, partecipando a tornei Seniores e Juniores di categoria. Ad oggi, il lavoro della società lirense si concentra sul lato sociale di tale sport, avendo cura dei più giovani e dando vita anche ad un progetto che interesse l’ente scolastico e l’educazione del bambino. In piedi dal 2010, il Progetto Scuola, si avvale della collaborazione con la Federazione Italiana e gli istituti primari del territorio e si pone un grande obiettivo, fatto di ideali e condivisione: insegnare alle giovani leve – a partire dagli 8 anni di età – valori come la lealtà e il coraggio, senza mai perdere di vista la componente ludica e facendo appassionare piccoli e genitori proprio grazie a ciò.
Questo perché, a dispetto di quanto l’immaginario comune possa indurci a credere, il rugby non è uno sport violento, sebbene il contatto fisico sia determinante. E’ vero che quando si parla di questo gioco si parla di lotta, combattimento; d’altra parte, però, è pur vero che si parla di uno scontro che deve rispettare alcune regole e che non emargina nessuno per condizione fisica ed è anzi un buon aggregante per ragazzi e non. Facilmente si immaginano atleti grossi e robusti, ma in realtà il campo vede in mezzo anche quelli più piccoli e sguscianti, perché per ognuno di noi esiste un ruolo. Solo un fattore è comune a tutta la squadra, ed è lo spirito di sacrificio, perché il rugby è lo sport di squadra per eccellenza, che si distingue dagli altri anche per il famoso “terzo tempo”: a fine gara, difatti, c’è la tradizione che le due squadre antagoniste vivano questo particolare momento, conviviale, di socializzazione, cui spesso partecipano anche le loro famiglie.
Per tutte le caratteristiche succitate, questa pratica motoria deve essere considerata altamente educativa; oggi la cultura dello sport è troppo spesso demandata alla diffusione del culto del “fenomeno”, del gruppo al servizio del singolo, mentre nel rugby, la cultura anglosassone ha sottolineato i principi fondamentali della sportività, del singolo quale componente del gruppo, del rispetto di regole e avversario, di lealtà e mutuo soccorso tra compagni. Inteso in tal senso, il rugby si vuol porre non solamente come disciplina sportiva, ma come strumento di crescita motoria, culturale e personale dell’individuo.