Nelle prime ore della mattinata odierna, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Casal di Principe hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 42 indagati, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis c.p.), estorsione (art. 629 c.p.), detenzione e porto illegale di armi (artt. 10,12 L.497/74, art. 23 L. 110/75 e art. 7 L.203/91), ricettazione (art. 648 c.p.) con l’aggravante del metodo mafioso (art. 7L. 203/91).
L’indagine, condotta dall’ottobre del 2012 ad oggi, attraverso attività tecniche, dinamiche e dichiarazioni di collaboratori di giustizia, come ritenuto dal G.I.P. nella ordinanza di custodia cautelare, ha consentito di:
– ricostruire l’intero organigramma dell’organizzazione camorristica denominata clan “dei casalesi – fazione Schiavone”, individuando il reggente del gruppo criminale in SCHIAVONE Carmine, figlio di SCHIAVONE Francesco alias Sandokan, al quale, dopo il suo arresto, è subentrato CORVINO Romolo, e negli altri indagati gli affiliati al sodalizio, sia quelli operativi sul territorio che quelli reclusi in case circondariali;
– accertare che la fazione Schiavone aveva costituito una “cassa comune” per il pagamento degli stipendi agli affiliati della fazione Schiavone, Zagaria e Iovine, estendendo il controllo del territorio a tutto l’agro aversano, compresi i comuni storicamente appannaggio della fazione Bidognetti, esclusa tuttavia dalle attività illecite; gli affiliati reclusi presso le case circondariali continuavano a percepire lo stipendio mensile per importi variabili dai 1.500 ai 2.500 euro, mentre gli affiliati ancora operativi sul territorio beneficiano di una parte dei proventi dei reati fine del gruppo (ovvero estorsioni su attività private e lavori pubblici, su quest’ultimi la tangente versata variava dal 3% al 5%, illecita concorrenza con l’imposizione di macchinette per giochi online), con importi variabili in base alle entrate;
– individuare e sequestrare i libri contabili dell’organizzazione (alcuni dei quali trascritti a mano dallo stesso Carmine Schiavone, così come accertato con una perizia calligrafica eseguita dal R.I.S. di Roma), con una situazione, aggiornata al marzo 2013, delle liste di affiliati che percepivano lo stipendio, nonché di imprenditori e commercianti estorti, con un volume di “affari” registrato, mensilmente, che ammontava a circa 200.000 euro di incassi dai soli proventi estorsivi (altri 100.000 euro mensili venivano incassate dai proventi delle imposizioni delle slot machine e dalle scommesse online), mentre per le spese “correnti”, relative al pagamento delle mensilità agli affiliati detenuti, era prevista la somma in uscita di circa 60.000 euro;
-individuare e sequestrare numerosi armi da fuoco nella disponibilità del sodalizio investigato (complessivamente 2 kalashnikov, 1 fucile d’assalto, 2 fucile a pompa, 1 fucile sovrapposto, 1 mitragliatrice e 4 pistole, oltre a vario munizionamento di diverso calibro);
– accertare, complessivamente, la commissione di oltre 20 eventi estorsivi, in danno di imprenditori e commercianti, con importi variabili dai 1.500 ai 5.000 euro per ogni vittima (le estorsioni venivano incaricate dal reggente del gruppo, SCHIAVONE Carmine, o nel corso dei “summit” direttamente nei confronti degli affiliati o attraverso la consegna di c.d. “pizzini”, alcuni dei quali individuati e acquisiti dai carabinieri, che contenevano il nominativo della ditta da estorcere);
-individuare e sequestrare a Villa Literno (CE) un nascondiglio – bunker utilizzato per la latitanza degli affiliati;
– eseguire complessivamente 3 misure cautelari e 4 fermi nei confronti di altrettanti affiliati responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso;
– arrestare 1 affiliato in flagranza di reato per detenzione illegale di arma di arma clandestina;
– documentare il protrarsi delle varie condotte criminali dall’ottobre del 2012 al settembre del 2014.
Si riportano di seguito le principali operazioni eseguite nel corso dell’intera indagine:
- il 21.01.2013 veniva eseguito un decreto di fermo nei confronti del reggente del gruppo criminale, ovvero SCHIAVONE Carmine, resosi irreperibile da alcuni giorni, individuato e bloccato da i carabinieri nel centro storico di Aversa;
- il 21.02.2013 veniva eseguito un decreto di fermo nei confronti di 1 affiliato, mentre il 14.03.2013 veniva eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 affiliati al clan “dei casalesi – fazione Schiavone”, tra i quali SCHIAVONE Carmine, reggente del gruppo criminale, ritenuti responsabili dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore locale.
- il 23.03.2013, a Casal di Principe, venivano rinvenuti e sottoposti a sequestro:
– i libri contabili dell’organizzazione, con una situazione aggiornata al marzo 2013 delle liste di affiliati che percepivano lo stipendio, nonché di imprenditori e commercianti estorti;
– le armi da guerra del gruppo investigato in perfetto stato di efficienza (costituite da 2 kalashnikov, 1 fucile d’assalto, 1 fucile a pompa, 1 mitragliatrice e 3 pistole, oltre a vario munizionamento di diverso calibro).
- il 29.03.2013, a Casal di Principe, venivano rinvenute altre due armi (1 fucile a pompa e 1 fucile sovrapposto) appartenenti al gruppo criminale, bruciate dagli affiliati e abbandonate in un canale.
- 1′ 08.04.2013 veniva rinvenuto e sottoposto a sequestro in Villa Literno un sofisticato bunker, costituito da due vani, con il secondo ulteriormente occultato all’interno del primo, accessibili mediante complessi meccanismi idraulici occultati nel pavimento; dall’attività di indagine è emerso che il predetto bunker era stato utilizzato, nei mesi precedenti, per favorire l’irreperibilità di affiliati al sodalizio.
- il 02.08.2013 veniva arrestato in flagranza di reato 1 affiliato, responsabile di detenzione illegale di armi e ricettazione, e sottoposta a sequestro una pisola clandestina.
- a partire dal 17.09.2013, su un sito individuato a Casal di Principe, veniva coordinata un’attività di scavo che portava ad individuare rifiuti interrati negli anni precedenti dal medesimo sodalizio criminale. Dall’esito delle analisi di laboratorio sui diversi campioni di rifiuto prelevati emergeva la presenza di contaminazione a vari livelli di pericolosità, che investiva anche la falda acquifera; grazie a tale attività veniva vietato in tutto il comune l’utilizzo dell’acqua dei pozzi contaminati, salvaguardando così la salute e l’incolumità di diverse migliaia di cittadini. Per tali fatti venivano deferiti all’A.G. quattro personale affiliate alla fazione Schiavone.
- il 31.10.2013 veniva eseguito un decreto di fermo nei confronti di 3 affiliati al clan “dei casalesi – fazione Schiavone”, tra i quali CORVINO Romolo, reggente del gruppo criminale subentrato a SCHIAVONE Carmine, ritenuti responsabili dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Secondo il provvedimento cautelare, Carmine SCHIAVONE, reggente del gruppo criminale, aveva un controllo, con referenti locali, su tutto il territorio dell’agro aversano, informazioni che gli consentivano di individuare gli imprenditori / commercianti da estorcere.
Oltre al controllo sul territorio il reggente del clan esercitava un vero e proprio comando su tutti gli affiliati, intervenendo nei loro confronti non solo per questioni relative alle dinamiche criminali, ma anche per aspetti legati alla vita privata ritenuti disdicevoli con lo status di appartenente al sodalizio (per esempio in un’attività di intercettazione ambientale Carmine Schiavone non esitava, unitamente ad altri affiliati, a pestare selvaggiamente un soggetto contiguo al clan, che intratteneva una relazione con una donna, nonostante il suo divieto di frequentarla).
I 42 provvedimenti restrittivi eseguiti consistono in 39 custodie cautelari in carcere e in 3 arresti domiciliari.