Materie prime critiche e strategiche, quali sono e qual è la situazione in Italia e in Europa?
Le materie prime critiche e strategiche sono essenziali per la transizione digitale ed energetica. L’Italia e l’Europa come si stanno muovendo per garantire il corretto approvvigionamento di queste risorse?
In questi ultimi mesi si è tornati a discutere della ricerca e dello sfruttamento di materie prime critiche in Italia, spesso facendo riferimento a materiali come litio, titanio e cobalto annoverati tra i più importanti nella transizione energetica. Si tratta di materie prime molto importanti dal punto di vista economico ma il cui approvvigionamento potrebbe essere a rischio nei prossimi anni. Attualmente l’Italia, e l’Europa in generale, dipendono, in gran parte, dalle importazioni di tali risorse da paesi terzi. Ma a che punto siamo in Italia e con la prospezione ed estrazione delle materie prime critiche?
Le materie prime critiche sono impiegate nella produzione di un’ampia gamma di prodotti industriali e tecnologici di uso quotidiano, come gli smartphone e i computer, ma rivestono anche un ruolo fondamentale nella transizione energetica. Infatti, alcune di queste risorse sono indispensabili per la realizzazione e il funzionamento di turbine eoliche, pannelli fotovoltaici e veicoli elettrici. Di conseguenza, queste materie hanno una certa rilevanza nell’economia mondiale.
L’europa e la sua disponibilità
Lo scorso marzo 2023, la Commissione Europea ha rilasciato la lista più recente e aggiornata delle materie prime critiche che include i 34 materiali indicati nella tabella sottostante. Tra questi, 16 risorse sono considerate strategiche per la transizione digitale e lo sfruttamento delle energie rinnovabili, nonché per le loro applicazioni nei settori della difesa, dell’esplorazione spaziale e della sanità.
Le lista delle materie prime critiche è stata stilata tenendo conto di due parametri: l’importanza economica della risorsa e il rischio di approvvigionamento. Quest’ultimo assume particolare rilevanza nel contesto geopolitico odierno. La maggior parte delle risorse circolanti nell’Unione Europea (UE) è importata da paesi terzi. Ad esempio, il 97% del magnesio e quasi la totalità delle terre rare deriva dalla Cina. Il niobio, un materiale essenziale per la produzione delle leghe metalliche dei motori dei razzi e per i magneti superconduttori degli acceleratori di particelle e delle apparecchiature a risonanza magnetica nucleare, è importato principalmente dal Brasile (85%) e dal Canada (13%). Il Congo, invece, produce oltre il 64% del cobalto in circolazione su scala mondiale.
Questi numeri evidenziano l’alta vulnerabilità del mercato, dell’industria e dell’economia dell’UE in caso di improvvisa interruzione delle forniture di materie prime critiche. La crisi energetica innescata dalla guerra tra Russia e Ucraina è un esempio recente dei rischi associati alla dipendenza di risorse provenienti da paesi terzi.
La domanda globale di materie prime critiche e strategiche è destinata ad aumentare nei prossimi decenni. Per darvi alcuni esempi, si stima entro il 2050 la domanda globale di litio, principalmente utilizzato nella produzione di batterie, sarà 89 volte maggiore rispetto all’attuale. Similmente, la domanda di gallio, impiegato nella produzione di semi-conduttori, sarà 19 volte maggiore rispetto all’attuale.
Di recente è stato emanato il Critical Raw Materials Act (CRM Act) che rappresenta uno step importante nella salvaguardia dell’economia dell’UE da eventuali interruzioni delle forniture di materie prime critiche e strategiche. I punti indicati nel CRM Act sono volti a garantire un accesso sicuro e una fornitura sostenibile e diversificata delle materie prime critiche entro il 2030. Entro tale data sarà necessario raggiungere i seguenti obbiettivi:
Almeno il 10% delle materie critiche e strategiche utilizzate dai paesi membri dell’UE dovrà essere estratto da miniere europee;
Almeno il 40% dovrà essere trasformato in Europa;
Almeno il 15% dovrà derivare dalle attività di recupero e riciclo;
Le importazioni di materie prime dovranno essere diversificate e nessun paese terzo dovrà fornire oltre il 65% del consumo annuo dell’UE;
I paesi membri dovranno migliorare le attività di monitoraggio e mitigazione del rischio connesso all’interruzione delle forniture;
Garantire la libera circolazione di materie critiche nel mercato, assicurando al contempo un elevato livello di protezione ambientare e sostenibilità.
Inoltre, la commissione incoraggia i paesi membri dell’UE a sviluppare programmi nazionali per l’esplorazione delle risorse minerarie al fine di identificare potenziali giacimenti di materie prime critiche.
Giacimenti minerari critici in Italia
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ha censito oltre 3000 siti minerari in Italia, sviluppati dal 1870 al 2020. La maggioranza dei siti sono destinati all’estrazione di zolfo, marne da cemento e minerali metalliferi, come galena e blenda. Tuttavia sul territorio italiano sono anche presenti miniere dedicate all’estrazione di materie prime critiche, sebbene in numero limitato. Ad esempio la miniera Bedovina in Val di Fiemme, in Trentino-Alto Adige, veniva sfrutta agli inizi del XX secolo per l’estrazione di minerali di tungsteno e rame.
Il cobalto veniva estratto dal sottosuolo di monte Punta Corna, in Piemonte, già nel 1700, e utilizzato per la colorazione blu di ceramiche e tessuti. Nel Dicembre 2022, la compagnia multinazionale Altamin ha ottenuto la licenza all’esplorazione dell’area di Punta Corna e ha annunciato l’avvio di perforazioni esplorative per la caratterizzazione del giacimento.
La mappa mostra la distribuzione ed estensione delle potenziali vene minerarie e la posizione delle perforazioni pianificate nelle concessioni di Punta Corna e Balme. Credits: Altamin
Secondo un recente studio condotto dai ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), rocce magmatiche plioceniche-quaternarie che si estendono tra la Toscana e il Lazio sarebbero caratterizzate da elevati contenuti di litio. In realtà, le prime evidenze della presenza litio nel sottosuolo del centro Italia risalgono agli anni ’70, quanto ENEL identificò concentrazioni fino a 380 mg/L in acque geotermali profonde nel pozzo Cesano 1, nella Valle del Baccano, un antico cratere vulcanico nel territorio di Campagnano di Roma. Lo scorso anno, la compagnia Vulcan Energy Resources ha ottenuto un permesso esplorativo per la ricerca di litio nella zona. Nei mesi successivi la compagnia Altamin, ha ottenuto diversi permessi all’esplorazione del litio in aree limitrofe, nei comuni di Campagnano e Cesano.
Credits: CNR.
Il giacimento Piampaludo in Liguria è considerato la più grande riserva di minerali di titanio di quella tipologia, specialmente rutilo, in Europa. Si stima che il giacimento possieda tra 9-20 milioni di tonnellate di TiO2. Tuttavia, il titanio si trova all’interno di rocce metamorfiche (eclogiti, serpentiniti e amfiboliti) del Parco del Beigua, una riserva protetta ricca di biodiversità, nonché geoparco dell’UNESCO. La concessione all’estrazione e alla realizzazione di una miniera nel giacimento di Piampaludo non è mai stata concessa, sia per la necessità di salvaguardare la biodiversità della zona, che per l’impatto ambientale che ne deriverebbe.
Iniziative in Italia
L’Italia ha una storia mineraria importante, ma con interessi estrattivi lontani dalle attuali esigenze del mercato. Come conseguenza, nonostante si conosca la posizione di alcuni giacimenti di materie prime critiche e strategiche, si hanno poche informazioni sui volumi di risorse estraibili sul territorio nazionale.
Lo scorso febbraio è stato avviato il “Tavolo Nazionale Materie Prime Critiche”, composto da rappresentanti di centri di ricerca nazionali, confindustria, associazioni minerarie ed enti operanti nel settore del riciclo. Tra i compiti del tavolo tecnico vi è la mappatura dei fabbisogni di materie prime critiche a livello italiano e la formulazione di proposte per una strategia nazionale di approvvigionamento sicuro e sostenibile che includa anche lo sfruttamento delle risorse del paese. In particolare, sono stati costituiti quattro gruppi di lavoro:
Il gruppo di lavoro “Analisi Fabbisogni”, coordinato da Confindustria, ha l’obbiettivo di stimare i bisogni futuri di materie prime critiche a livello italiano ed europeo, nonché valutare le variazioni di domanda e offerta nel mercato.
L’ISPRA coordina il gruppo di lavoro “Mining”, che ha l’obbiettivo di identificare le potenzialità estrattive sul territorio nazionale, promuovendo un’estrazione sostenibile nonché un recupero di materie prime da siti abbandonati e residui minerari.
Il gruppo di lavoro “Ecodesign”, coordinato dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), si pone l’obbiettivo di analizzare le potenzialità dell’eco-design per ridurre la domanda di materie prime critiche.
Il gruppo “Urban Mining”, anch’esso coordinato da ENEA, mira a determinare il potenziale delle attività di urban mining, e in particolare sul recupero di materie prime critiche e strategiche dai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).
Credits: Geopop