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LA DIGA SUL LIRI FINISCE IN PROCURA: IL PRESIDENTE DELL’ARDIS HA INOLTRATO UNA INFORMATIVA DI REATO

Ci penserà la Procura della Repubblica di Cassino a stabilire se il progetto di sbarramento sul Liri per renderlo navigabile sia viziato da reati di natura penale

L’opera che tanto ha fatto discutere e che è stata realizzata in pieno centro abitato a Sora con insolità velocità – sembra allo scopo di non perdere i relativi finanziamenti – è finità all’attenzione dei magistrati, dopo che il direttore dell’Ardis – l’Agenzia regionale per la difesa del suolo – ha indirizzato loro una informativa di reato.

Come ricorderanno i nostri lettori, invitato a Sora per un sopralluogo che potesse definitivamente sgomberare il campo dai dubbi circa la sicurezza dell’opera e l’assenza di eventuali pericoli per l’incolumità pubblica, il direttore dell’Ardis – dott.Mauro Lasagna – si era reso disponibile a partecipare ad un Consiglio comunale ad hoc nei primi giorni di Dicembre, ma solo dopo aver acquisito le risultanze di un controllo effettuato della Polizia fluviale.

Ebbene, l’ispezione è stata fatta, ma, studiati i dati, il dott.Lasagna ha ritenuto non più opportuno e forse anche inutile venire a Sora ed ha invece girato gli atti alla Procura, sembra perchè l’opera sia stata illecitamente realizzata, ovvero in assenza di tutte le necessarie autorizzazioni.

Va detto, ad onor di cronaca, che l’Amministrazione comunale ha sempre proseguito imperterrita nella direzione della realizzazione della diga, quasi ignorando gli appelli – numerosi e circostanziati  – dal Comitato “No diga”, dal gruppo politico “Insieme per Sora”, dal Movimento 5 Stelle ed altri a ritornare sui propri passi. Anzi, il Sindaco aveva persino presieduto un incontro pubblico, per rassicurare tutti.

Fino a questo momentaneo epilogo, di cui ha dato notizia ieri il presidente del Consiglio comunale, Giacomo Iula, che, nel corso della seduta della massima assise cittadina, ha dato lettura della comunicazione ricevuta dal dott.Lasagna.

Non sappiamo come andrà a finire questa storia, ma, di certo, somiglia molto alle tipiche cose fatte all’italiana maniera.

Sandra Raggi