di Stefano Di Palma
L’intraprendenza urbanistica che contraddistinse il pontificato di Gregorio XIII fu emulata dal figlio Giacomo Boncompagni, il quale si adoperò da subito per migliorare le condizioni del Ducato di Sora – uno tra i più poveri d’Italia – dopo l’acquisto del medesimo nel 1579; dal momento in cui il Boncompagni prese possesso del ducato si assiste ad un generale riassetto del territorio che trova speciale manifestazione anche nell’abbellimento e nella costruzione ex novo di edifici di culto.
Isola del Liri trasse dal governo dei duchi il maggiore profitto giungendo per la prima volta alla dignità di città, se pur modesta, e ne uscì trasformata da semplice borgo a centro rinnovato e moderno.
L’operato dei Boncompagni si estese in molti ambiti del vivere civile e religioso con un vasto programma edilizio che interessò anche costruzioni di possesso della famiglia; da ciò scaturì anche un incremento delle attività industriali ed una intensa promozione della vita culturale e delle attività filantropiche e cristiane. Come è stato recentemente rilevato, l’incisione di Alessandro Grimaldi del secolo XVII puntualizza visivamente la portata di alcuni dei lavori realizzati dai duchi a Isola del Liri e, soprattutto, evidenzia quel saldo accostamento tra castello e cascata che ancora oggi cattura l’attenzione del visitatore ed è simbolo della città.
A soli tre anni di distanza dall’acquisto del ducato il Boncompagni ristruttura il vecchio maniero, da subito individuato come residenza favorita visto che nel momento dell’acquisto era l’unico edificio notevole di Isola del Liri; tale prestigio si deve ai lavori di ampliamento, di restauro e di decorazione eseguiti ai tempi di Leonardo della Rovere, primo duca di Sora.
E’ opportuno ricordare che con la messa in opera degli interventi promossi dai duchi trova massimo sviluppo una struttura che ha superato tante fasi storiche e costruttive a partire da quella dell’850-950 circa, quando nel posto si trovava una semplice e piccola costruzione in legno sul lato nord munita di una torre. Con i della Rovere ed i Boncompagni il castello (che domina il borgo di Isola) cambiò infatti i suoi tratti medievali e, con l’aggiunta dei due corpi di fabbrica abitabili, divenne un palazzo gentilizio a pianta quadrata con corte centrale; la riqualificazione dell’impianto comportò in sostanza delle forme più dolci del costruito, congeniali ad un nuovo uso abitativo-rappresentativo e conseguite, ad esempio, anche tramite il parziale abbattimento di cinque delle sei torri che si ergevano nel sito.
Anche la decorazione degli interni testimonia il nuovo ruolo del complesso. Si apprezzano la Sala degli stucchi, detta anche Dei diciotto paesi, il Salone delle rondinelle, nel quale sono dipinte scene bibliche ambientate nel paesaggio del Liri e dove la decorazione del soffitto a cassettoni ci testimonia i numerosi contatti parentali e dunque politici dei Boncompagni come con gli Sforza, i Gallio ed i Borghese, Spada e Altieri. Una serie di affreschi si trova anche nella Stanza della penitenza con scene di vita monastica relative a santi eremiti.
Nell’area del castello si trovano inoltre costruzioni minori come la cappella della Madonna delle Grazie e la Villa Correa; quest’ultima fu costruita sul finire del Cinquecento come residenza colonica, poi passò nelle mani dell’omonima famiglia di diplomatici portoghesi legati ai Boncompagni (che ne fecero un dignitoso edificio) per poi conoscere altre fasi di riqualificazione non troppo felici e che oggi versa in un pessimo stato di conservazione.
Queste e molte altre informazioni si trovano nel libro firmato dallo storico dell’arte Enzo Loffreda dal titolo “Da borgo medievale a città moderna: lo sviluppo urbanistico-architettonico di Isola del Liri, secc. IX-XX” (2017); si tratta di una ricerca che rientra a pieno titolo nella consolidata produzione bibliografica dedicata alla città e che costituisce, attraverso il taglio nuovo e immediato usato dall’autore, una solida base per gli studi sul territorio.