Allegra gioia condivisa per la visita del nostro vescovo Gerardo, che lunedì pomeriggio, 29 aprile, ha visitato per la prima volta il Centro pastorale San Luca, nel cuore della città di Sora, accolto da oltre cento volontari di realtà e servizi diversi e dai sacerdoti direttori dei vari uffici diocesani presenti nella stessa sede. Ad accoglierlo all’arrivo alcuni degli operatori del Centro San Luca, oltre naturalmente a don Francesco Cancelli, mons. Antonio Lecce, don Teofilo Toma Akuino che hanno accompagnato “don Gerardo” in ogni angolo, presentando ogni realtà, con i referenti delle attività e dei servizi pastorali.
In ogni stanza in cui è passato, mons. Antonazzo ha mostrato il volto del padre e del pastore: ad ogni passo un breve incontro, la presentazione di ciascuna realtà, in una sintesi di sguardi, confidenze, saluti con i responsabili delle molteplici attività sia cittadine che diocesane, dal dopo scuola, alla Caritas e Migrantes diocesane con le loro varie articolazioni e servizi, ai vari uffici di pastorale giovanile, pastorale universitaria, pastorale della famiglia, il Centro diocesano vocazioni, le confraternite, l’Azione cattolica, la Conferenza di San Vincenzo, la ludoteca, l’Agendi con le famiglie e i ragazzi disabili, il centro Famiglia, la comunità Faro, gli ospiti con situazioni speciali, i bambini, i giovani. Tutti hanno ricevuto lo sguardo amorevole, l’attenzione garbata, il sostegno vigile della presenza del pastore che si immerge nelle situazioni, vuole conoscerle per condividerle, incoraggiarle, aprirle verso orizzonti di amore autentico e sempre più agganciato al Vangelo della carità. Momenti intensi per ciascuno, attimi di intesa e di affidamento, di condivisione “vitale”, nella certezza che un cuore di padre accoglie anche le parole non dette, le attese sospese dietro il sorriso, gli abbracci della sofferenza dei più fragili e l’impegno di chi scommette la vita alla sequela di Cristo.
Terminata la prima visita degli ambienti, il saluto ai volontari dell’ampio servizio Caritas, sia a livello diocesano che zonale, è seguito il momento di preghiera con tutti, da cui prendiamo le preziose parole indirizzate ai presenti. Sono state parole che hanno il sapore della verità e della profezia:
“A volte come cristiani abbiamo ceduto alla tentazione di far passare un’immagine di chiesa segnata dalla logica di potere, di affermazione, di visibilità, di imposizione, di strutture… La chiesa deve vivere nel segno dell’amore, è segno e fermento della carità nel mondo, perché Dio è Amore. Annunciare il Signore significa testimoniare, esercitarsi nella carità. La fede deve incarnarsi nella carità, ma anche le opere che noi svolgiamo devono essere impregnate di fede, è lì che troviamo il perché di quello che facciamo! Perché lo facciamo? L’unico motivo è questo: perché l’altro riconosca il volto di Cristo.
La nostra carità non deve essere una sorta di assistenzialismo sociale, non è un’opera di supplenza delle istituzioni, ma anzi deve un’opera essere talmente profetica da provocare le istituzioni al loro dovere, al loro impegno, alle loro responsabilità. Ma ciò che anima dall’interno il nostro essere operatori della carità in tutti i settori è l’amore per Cristo, che si fa amore di Cristo. Amo l’altro non come lo vedo io, ma come lo vede il Signore. Amare il Signore, amare nel nome del Signore, amare come il Signore”.
Che cosa rispondere a questo accorato appello del vescovo Gerardo che a soli otto giorni dal suo arrivo in Diocesi, si immerge nella realtà della carità e ci immerge nella fede? Il nostro grazie per l’incoraggiamento, per il nostro impegno, per vivere ed essere insieme testimoni di Cristo risorto, per quanto ci è dato di raggiungere con il nostro piccolo contributo. Noi mettiamo solo l’acqua nelle giare e sappiamo che sarà trasformata nel vino della festa e della condivisione per tutti.
Antonella Piccirilli