La riflessione del vescovo Antonazzo sulla preghiera di papa Francesco.
«Venerdì sera ho visto l’immagine più bella e più vera della Chiesa, rappresentata da Francesco al timone di questa barca in tempesta. È la barca di Pietro con il carico dell’intera umanità, se è vero che su questa barca ci siamo tutti.
Anch’io mi sono profondamente commosso, felice nel vedere nella testimonianza di Francesco una Chiesa spoglia, umile, debole, fragile, ma allo stesso tempo supplichevole e fiduciosa nella presenza salvifica di Gesù. Venerdì sera ho visto una Chiesa davvero povera, disarmata, compassionevole con l’umanità, un immenso ospedale da campo.
Su questa barca, Gesù dorme non perché non gli importa dei discepoli, ma perchè gli uomini assaporino sino in fondo il significato e il dramma dell’assenza di Dio. Solo quando imparano a riconoscere la propria insufficienza e iniziano finalmente a gridare il loro bisogno di aiuto, Gesù si sveglia e risponde alla loro angoscia.
Pensavamo di rimanere sempre sani in un mondo malato: ho visto una Chiesa che mentre denuncia l’arroganza di un agire corrotto dal delirio di onnipotenza, con la tenerezza di Madre abbraccia a sé tutti i suoi figli che vivono il tempo della tribolazione. Ho visto una Chiesa pronta ad ascoltare la domanda del mondo, confuso e turbato, impaurito dinanzi alla morte: Non ti importa che periamo? La preghiera di Francesco è stata il grande Sì della Chiesa alle attese del mondo.
Ho visto una Chiesa-Sposa gloriarsi del suo Signore Crocifisso, abbracciata esclusivamente al suo perdono. Ho visto una Chiesa testimone del Signore risorto, realmente vivo e presente nel pane eucaristico, la cui luce si è irradiata su Piazza s. Pietro. La sua benedizione ha superato idealmente ogni transenna, ogni resistenza, per farsi vicino a chi, inginocchiato dinanzi al suo sguardo misericordioso, era in attesa del suo passaggio per toccargli almeno la frangia del suo mantello.
Quella di Francesco credo sia stata l’Udienza generale più bella di sempre, credo la più affollata e la più partecipata di tutte, in una piazza vuota. Eravamo tutti presenti, raccolti in un silenzio assordante accompagnato dalla musica struggente di una pioggia ininterrotta, bramosi di accogliere la consolazione divina.
Da quella Piazza sono spiritualmente ripartito con la serena certezza che questa sera anche l’ombra di Pietro si sia posata sui tanti ammalati (cfr. Atti 5,15), per sprigionare al suo passaggio la forza risanatrice di Cristo sulle piaghe dell’umanità gravemente ferita».
Alessandro Rea