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Il “grazie” della città di Sora e della Diocesi a mons. Filippo Iannone

“Siate i costruttori di una nuova evangelizzazione e fieri di questa Chiesa”

Gianni Fabrizio

Due momenti significativi e  complementari per ringraziare l’arcivescovo, mons. Filippo Iannone,  per il breve ma intenso servizio   pastorale  prestato nella Diocesi di Sora Aquino Pontecorvo. Il primo, voluto ed organizzato dal Comune di Sora, a nome delle Istituzioni e della Società Civile,  si è tenuto presso la sala consiliare;  il secondo, indetto dall’Amministratore Apostolico e  dalla Comunità Ecclesiale, ha visto  una solenne Eucarestia, concelebrata nella cattedrale di S. Maria Assunta. Nei locali al Corso Volsci erano presenti tanti cittadini, molti sindaci con la fascia tricolore, numerosi sacerdoti,  le  autorità civili e militari. Al Comune hanno fatto da padroni di casa il sindaco di Sora, Ernesto Tersigni ed il presidente del Consiglio, Giacomo Iula, con i consiglieri comunali. Ed insieme hanno ufficialmente consegnato a mons. Filippo Iannone la  “cittadinanza onoraria”, votata, due giorni prima, all’unanimità. Ed ancora come dono della Città, Tersigni e Iula gli hanno consegnato una mitria, sulle cui infule, sono ben visibili e ricamate a mano, lo stemma di Sora e lo stemma dello stesso mons. Iannone. Questi a sua volta ha fatto omaggio al Comune di un’artistica icona raffigurante la Sacra Famiglia. “Sono stato vostro pastore, guida e padre  di questa Comunità dal 20 settembre del 2009, ha detto l’arcivescovo nel  suo indirizzo di ringraziamento. Si è perciò instaurato un rapporto di parentela spirituale che non potrà mai essere cancellato. Ora, con la cittadinanza onoraria,  ci unisce un altro vincolo più visibile. Vi seguirò attraverso la preghiera quotidiana e costante”. Un saluto è stato anche portato dall’Amministratore Diocesano, mons. Antonio Lecce. Infine sei bambini, in rappresentanza dei tre Istituti Comprensivi di Sora e delle Scuole del Preziosissimo Sangue e di S. Giovanna Antida hanno declamato originali e delicate poesie. “Per noi, gli aveva detto il sindaco Tersigni all’inizio,  sei stato guida spirituale, pastore e padre. Resterà, eccellenza, nel cuore di tutti i  sorani. Grazie per la testimonianza sobria che sempre ci ha offerto, e  rara di questi tempi”.

Solenne e sentita, a tratti anche emozionante, la concelebrazione che si è tenuta nella Cattedrale di Sora. Presieduta da mons. Filippo Iannone, gli si sono stretti, intorno all’altare, i sacerdoti del territorio diocesano.

Presenti ancora le autorità civili e militari, tutti i gruppi ecclesiali, le confraternite, le comunità monastiche maschili e femminili, le rappresentanze del volontariato, delle associazioni e delle varie articolazioni diocesane. Ha prestato servizio la Corale della Cattedrale, diretta dal maestro Alessandro Alonzi. All’offertorio le varie zone pastorali diocesane hanno consegnato a mons. Filippo Iannone i frutti caratteristici del territorio, mentre al termine della Eucarestia, mons. Antonio Lecce, a nome della Diocesi,  gli ha fatto dono di un’artistica opera in ceramica, a doppia cottura, esemplare originale ed unico, eseguita dal maestro d’arte, prof. Michele De Fabritiis, operante in Castelli (Teramo). L’opera rappresenta le tre cattedrali di Sora Aquino Pontecorvo.

Al termine della concelebrazione, lungo il tragitto che riporta in sacrestia, è stato un susseguirsi continuo di saluti, di strette di mani, di sorrisi e di abbracci.  Quindi la partenza per Roma, accompagnato in auto,  dal fedele Gianni Urbini. Mons. Filippo Iannone ha rappresentato  un dono per la Chiesa di Sora Aquino Pontecorvo per circa tre anni ed ora il suo servizio prosegue a Roma. Sarà di nuovo a Sora per salutare il suo successore.

All’inizio della concelebrazione in Cattedrale
L’ indirizzo di saluto a Mons. Filippo Iannone  da parte di mons. Antonio Lecce a nome della Diocesi

Eccellenza Rev. ma,

l’assemblea liturgica di questa sera assume un carattere particolare, quello del saluto a Lei  e del ringraziamento a Dio, per il ministero episcopale che ha esercitato nella nostra Chiesa particolare , anche se soltanto per 28 mesi. Il 20 settembre 2012 sarebbe stato il terzo anno in cui, facendo memoria dell’inizio del servizio episcopale nella nostra Chiesa, avremmo pregato insieme il Signore per un nuovo anno pastorale. Ma c’è stato il suo trasferimento.  

La Sua lettera “Siamo collaboratori di Dio”, indirizzata a noi sacerdoti per il Giovedì Santo 2010, iniziava con la citazione della Prima lettera di S. Paolo ai Tessalonicesi:”.. E sapete pure che, come fa un padre con i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio..” (1 Ts 2, 11-12).

La Sua paternità verso noi presbiteri si è sostanziata soprattutto nell’indicarci il cammino spirituale di santità presbiterale e nell’accompagnarci a percorrerlo con i ritiri, gli esercizi spirituali, l’esempio della preghiera e dell’adorazione specialmente per le vocazioni sacerdotali, il modo di celebrare l’Eucaristia che da “azione liturgica” diventa contemplazione, adorazione, imitazione.

In questo modo ci ha spronati ad essere pastori santi, se vogliamo che il popolo cristiano realizzi la “chiamata universale alla santità”, che è uno degli assunti fondamentali del Concilio Vaticano II, di cui ci apprestiamo a celebrare il 50° anniversario. La comunità cristiana diventa sempre più credente, se guidata da pastori che hanno una esperienza viva di Cristo, che sono rivolti a Cristo con lo sguardo degli occhi e del cuore.  Con l’amore a Cristo, ci ha insegnato a confidare sempre in Maria, “il fiore del Carmelo”, il suo ordine religioso di appartenenza.

Dai sacerdoti alla comunità, la Chiesa, popolo di Dio adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il territorio con le sue asperità e le difficoltà di comunicazioni, i paesini della Valle Roveto e di Val Comino, i centri più grandi della Valle del Liri e le città di Arpino, Aquino,Sora, Isola Liri, Pontecorvo, parrocchie impoverite  da un fortissimo declino demografico e quindi economico, parrocchie più solide e più vivaci, tutta la popolazione segnata dalle ombre che oscurano il cammino e impediscono lo sviluppo sociale, culturale, economico ed anche religioso, i problemi legati all’invecchiamento, alla crisi delle famiglie, alla mancanza di vocazioni: tutto questo nostro mondo Lei ha conosciuto, ha visitato, ha amato con il cuore di Cristo, Buon Pastore.

E come Cristo Pastore ha esercitato quella carità pastorale il cui contenuto essenziale – scrive sempre Lei nella Lettera citata – è il dono di sé alla Chiesa, ad immagine e in condivisione con il dono di Cristo. E ha voluto che donassimo Cristo come Salvatore, ma nella forma della Chiesa, nel grembo della Chiesa, Madre e Maestra. Ecco perché ha dedicato gran parte del suo tempo e delle sue capacità e versatilità nel campo giuridico-amministrativo a ridisegnare gli ambiti e le modalità di esercizio dell’ufficio di guida e direzione della comunità da parte dei Consigli e degli organismi collegiali nei quali si esprime il carattere sacerdotale, profetico e regale del popolo di Dio e di tutti i christifideles laici.

Preparato il terreno e ricercati gli strumenti, veniva il tempo di spargere a piene mani il seme evangelico, ma all’improvviso  abbiamo sentito risuonare tra noi il proverbio riportato da Gv 4, 37:”uno semina e l’altro miete”. La volontà del Santo Padre l’ha chiamata a seminare a Roma, un terreno certamente non meno facile del nostro. Addolcisce un po’ l’amarezza del distacco la constatazione che la sua nomina ad Arcivescovo  Vicegerente nella Chiesa del Papa è un segno di stima per la sua persona, ma anche di attenzione del Santo Padre verso la nostra Diocesi. Ringraziamo il Papa per questa attenzione, e insieme lo preghiamo di farci al più presto dono del nuovo Vescovo, che continui la seminagione del Vangelo e riprenda il timone della navicella della nostra Chiesa.

Eccellenza, lei sa che stiamo vivendo questo tempo di attesa nello spirito della fraternità sacerdotale e nella comunione sacramentale, affettiva ed effettiva. Ma i fratelli hanno sempre bisogno di un padre: ecco perché sollecitiamo la venuta del segno sacramentale della paternità di Dio rappresentata dal Vescovo.

Questa sera ci congediamo da Lei, ma la nostra amicizia non viene meno. Un’ora fa, presso la Sala consiliare del Comune di Sora, a conclusione della cerimonia nel corso della quale il Sindaco le ha conferito la cittadinanza onoraria, ho ricordato quello che scriveva il P. Teilhard de Chardin sul tema dell’amicizia. Gesù Cristo ha chiamato amici gli apostoli durante l’Ultima Cena, quando aveva la certezza del distacco immediato da essi. L’amicizia  si fondava non sulla vicinanza fisica o spaziale, ma sul progetto comune che Gesù affidava agli apostoli e che avrebbe sostenuto con la sua presenza nello Spirito. La lontananza fisica da Lei non pregiudica il nostro progetto comune di lavorare per l’avvento del Regno di Dio e non scalfisce la solidità del rapporto di amicizia che si era instaurato in questi anni.

Grazie, Eccellenza, per tutto quello che ha fatto e per quello che voleva fare per la nostra Diocesi, auguri e preghiere per il suo servizio episcopale nella Chiesa di Roma.