La sanità deve essere al servizio del cittadino e l’offerta sanitaria deve corrispondere alle esigenze della popolazione. Questo è il cardine, il punto di riferimento che la politica deve assumere per poter dare risposte soddisfacenti alla gente. Altri interessi non è dato perseguire.
La sanità non deve essere più vittima di interessi di lobbies o caste, non deve rispondere a questi soggetti, deve rispondere ai cittadini. Compito della politica è quello di fornire gli strumenti necessari affinché ciò avvenga e sia garantito nel tempo.
Recentemente, come è noto, il Punto di Primo Intervento di Anagni è stato chiuso ed ora si assiste alle prese di posizione dell’Assessore alla Sanità Regionale D’Amato ed a quelle del noto esponente del PD Buschini i quali cercano di sviare l’attenzione sulle vere cause della chiusura facendole ricadere sul Decreto Ministeriale 70 del 2015. Probabilmente entrambi hanno preso un “abbaglio”.
Al riguardo è necessaria procedere per punti per chiarire la situazione.
Innanzitutto, il Decreto 70/2015 venne adottato dal Ministero della Sanità previa intesa con la Conferenza Stato Regioni (all’epoca eccetto Lombardia e Veneto, le regioni erano tutte in mano al centrosinistra), quindi il contenuto del decreto non è stato imposto dal Miistero ma concordato con le Regioni. Il Lazio all’epoca era amministrato dalla Giunta Zingaretti nella quale D’Amato e Buschini rivestivano ruoli di primissimo piano. Perché non sono intervenuti allora per chiedere la modifica del Decreto?
In secondo luogo, il Decreto all’art. 1, comma 5, lett l) prevede che: “l) adeguare la rete dell’emergenza urgenza alle indicazioni contenute nel paragrafo 9 dell’Allegato 1, anche prevedendo specifiche misure per assicurare la disponibilità di posti letto di ricovero nelle situazioni ordinarie e in quelle in cui sono prevedibili picchi di accesso, comunque nel rispetto degli standard di cui al comma 2;”. Quindi il Decreto firmato dall’allora Ministra Lorenzin, per la rete d’emergenza, stabilisce l’adozione di specifiche misure per assicurare posti letto di ricovero soprattutto nel caso in cui si possano verificare dei picchi di accesso. Proprio quello che potrebbe succedere ad Anagni in caso di un incidente industriale. Non si deve, infatti, dimenticare che nell’area di Anagni vi sono diverse industrie ricadenti nelle fattispecie previste dalla Direttiva Seveso III, D.lgs. 105/2015.
In terzo luogo, in base a quanto disposto dal punto 9.1.5. dell’Allegato 1 al Decreto è previsto che: “(…)a seguito della riconversione dell’attività di un ospedale per acuti in un ospedale per la post-acuzie oppure in una struttura territoriale, potrebbe rendersi necessario prevedere, per un periodo di tempo limitato, il mantenimento nella località interessata di un Punto di Primo Intervento, operativo nelle 12 ore diurne e presidiato dal sistema 118 nelle ore notturne. Qualora gli accessi superino le 6.000 unità anno la responsabilità clinica e organizzativa ricade sul DEA. di riferimento, che potrà avvalersi di risorse specialistiche, con adeguata formazione, presenti nella struttura.(…)”. Ebbene questo è il passaggio fondamentale da seguire: è vero che l’ospedale di Anagni venne riconvertito, ma è altrettanto vero che a seguito delle modifiche apportate all’Atto Aziendale dell’A.S.L., dal 3 agosto 2017, è stato istituito il Presidio Ospedaliero Frosinone-Alatri-Anagni, questo fatto ha implicato il mantenimento della struttura anagnina in vista di un ripristino delle attività ospedaliere di pronto soccorso.
In conclusione, in base al combinato disposto del D.M. 70/2015 e dell’Atto Aziendale, il P.P.I. di Anagni non andava chiuso. Invece, oltre 85.000 persone dopo la chiusura del P.P.I. avranno a disposizione un lettino ed una sedia (se così si può scrivere).
La responsabilità di scelte che si ritengono scriteriate e pericolose per l’incolumità della gente, spetterà ai cittadini individuarle.
Ma per favore almeno alcuni esponenti politici dovrebbero esimersi dal versare lacrime di coccodrillo per gli “abbagli” da loro presi nel leggere le normative per cercare capri espiatori altrove.
I cittadini sono consapevoli di chi sono coloro che li hanno messi in una tale situazione.
Compito delle componenti politiche tutte, nessuna escluse, è quella di garantire una sanità dignitosa ed a misura d’uomo, rimuovendo gli ostacoli e le persone che non permettono di ottenere tali risultati.
Il Consigliere Regionale e Portavoce del M5S
On. Loreto Marcelli