IL CAMEO, ARTE E TRADIZIONE

IL CAMEO, ARTE E TRADIZIONE – EMBLEMI E SIMBOLI NEGLI ANTICHI PALAZZI DI SORA

di Stefano Di Palma

Con il percorso artistico dell’artigianato sorano, iniziativa culturale svoltasi il 14 settembre 2016 organizzata dal CAI di Sora e guidata dal sottoscritto e dalla dott.ssa Romina Rea, si è svolta una passeggiata nel centro storico,, dove è stata analizzata la produzione locale di decorazioni legate all’edilizia abitativa di stampo rappresentativo e religioso. L’argomento era già stato trattato in passato (cfr. F.  Sigismondi, 1990) ma la visualizzazione di questa produzione  e gli apporti dovuti alla preparazione dell’evento lo rendono di particolare fascino e, pertanto, in questa sede, si propongono alcuni esempi di varia estrazione.

Per quanto riguarda la tipologia edilizia del palazzo gentilizio, si cita quello della famiglia Annoni, situato nei pressi della Cattedrale. Questo possente edificio è stato fondato probabilmente nel secolo XV e presenta rimaneggiamenti dei secoli successivi, ai quali dobbiamo la distribuzione degli spazi in tre piani di cui il centrale è quello nobile. L’enorme portale d’ingresso di gusto Ottocentesco presenta una lineare scansione dell’apertura in pietra: al centro, in alto, inserito nella chiave di volta, campeggia lo stemma della famiglia Annoni, sormontato da una corona decorativa e costituito essenzialmente dall’incontro di due cornucopie. Si ricorda che, per cornucopia, s’intende il corno traboccante dell’abbondanza di frutti della terra che in antichità era attributo di diverse divinità,  virtù e personificazioni connessi alla distribuzione di beni e di ricchezze.

Tale simbologia accostata agli Annoni si ritrova rappresentata anche in una cappella di famiglia dedicata a san Nicola in Cattedrale. L’origine di questo gruppo familiare si colloca nell’Italia Settentrionale, dove si confronta con alcuni toponimi come ad esempio Annone di Brianza; con il tempo, il termine Annone si associa al sostantivo dell’italiano antico che indica “biada” e poi “cibo”, in generale con valore metonimico di chi si occupava di procurare o custodire provviste alimentari. Tale dato ci rivela, dunque, il significato della simbologia adottata nello stemma del palazzo di questo casato ubicato a Sora.

Per quanto concerne l’edilizia abitativa più semplice, si cita  il portale situato presso il Lungoliri Rosati, da intendersi quale importante testimonianza sia perché presenta la datazione (1756) sia per la particolare conformazione. La chiave del portale è di forma pentagonale e mozza all’estremità superiore e si pone come coronamento di una apertura a tre lobi recante una chiara ispirazione orientaleggiante. Semplicità ed eleganza connotano il portale dove i lobi  sono enfatizzati da coppie di punte che assecondano la flessuosità del movimento impresso dall’artefice nella pietra; s’instaura così un calibrato gioco di pieni e di vuoti: le punte aderenti alla muratura sono ottenute con la pietra, quelle corrispondenti, che incorniciano l’accesso all’abitazione, sono invece ricavate dall’asportazione della medesima.

Oltre alle urgenze rappresentative e decorative spesso gli accessi e più in generale gli esterni di case e soprattutto dei palazzi potevano assumere forme che attingono al repertorio legato al mondo del fantastico, come accade ad esempio in una abitazione ubicata nel Borgo di San Rocco, dove sono posizionati due rilievi raffiguranti dei Mascheroni. L’esibizione di queste creature mostruose è carica di risonanze magiche e fiabesche ed è tipica del Manierismo, come ci attesta  ad esempio il palazzo di F. Zuccari a Roma, nella facciata su Via Gregoriana, del 1593 e molti esempi successivi. Nella tradizione popolare, la rappresentazione di queste creature su un prospetto di edificio assume funzione apotropaica, perché le si attribuivano la capacità di scacciare la negatività e quindi di tenere lontano dalle abitazioni gli spiriti maligni ed il malocchio: per riuscire ad allontanare la malasorte le maschere dovevano essere mostruose, con corna e linguacce pronte a spaventare e a scongiurare l’ingresso di spiriti  maligni e tenerli distanti dall’abitazione. Tali creature infernali decorano diversi edifici e, per quanto concerne i Comuni limitrofi, si trova una elevata produzione presso San Donato Valcomino dove erano attive varie maestranze di lapicidi.

La raffigurazione di questi esseri poteva essere inserita sulle porte, sotto i balconi, nelle chiavi di volta oppure, come in questo caso dell’edificio situato nel Borgo di San Rocco, agli angoli del prospetto. In questo esempio sorano, sulla base dei tratti che identificano i due volti, si è pensato che si possa trattare di Geni o Numi tutelari. L’espressione misteriosa della prima maschera, caratterizzata con barba e baffi nell’atto di soffiare, e il sorriso per niente rassicurante dell’altra maschera che sembra per ardere, incorniciata com’è da una selva di guizzi richiamano il vento ed il sole e dunque la vita e le forze della natura.